Internazionale

Covid-19: la Cina tra crescita interna e isolamento internazionale

Nella sua rubrica sul Corriere della Sera Dataroom, Milena Gabanelli fornisce un chiaro quadro della situazione della Cina oggi.

Proprio in Cina è iniziata l’epidemia di coronavirus, che ha causato oltre un milione di morti e un grave recesso economico, con l’aumento dei deficit pubblici nei Paesi avanzati che si attesta intorno al 20% del loro Pil.

In Cina la situazione sembra, però, essere più florida e si prevede un aumento del Pil dell’1,9% a fine anno. A causa dell’emergenza sanitaria, il mondo ha avuto e continua ad avere bisogno urgente di materiale sanitario ed elettromedicale che importa dalla Cina, che vede così un aumento delle esportazioni del 10,4%. In crescita anche i consumi interni: a causa dello stop al turismo internazionale, la popolazione cinese acquista a casa quello che prima acquistava in Europa, soprattutto nel campo del luxury.

Il rovescio della medaglia è che la Cina è sempre più isolata. Gli altri Paesi accusano il governo di Xi di aver tenuto nascosto il virus per molte settimane. Inoltre, nulla è stato fatto sul fronte dei “mercati umidi”, molto diffusi nelle città cinesi, in cui vengono venduti e scuoiati animali vivi. Proprio qui si pensa che sia nato il focolaio della Sars-cov1 prima e del Covid-19 dopo

Nonostante questo, il governo di Pechino continua a rifiutare un’inchiesta internazionale, voluta da 194 paesi, sull’origine della pandemia e si dice molto soddisfatto su come il Paese sia riuscito con successo a gestire l’emergenza.

L’isolamento del Paese è sempre più evidente. Come riporta la Gabanelli, molte aziende che avevano stabilito in Cina il centro delle loro catene di produzione hanno deciso di spostarne una parte altrove, come sta facendo la multinazionale taiwanese Foxconn, che produce gli smartphone per la Apple in Cina, in America del Nord.

Così tante altre imprese: Apple, Samsung, Hasbro, Nintendo, GoPro, La-Z-Boy stanno trasferendo alcuni centri di produzione in Vietnam, a Taiwan o in Messico.

Secondo la firma del Corriere della Sera, “Pechino è oggi praticamente senza «amici», soprattutto in Asia. Ha «clienti» che tiene legati con denaro e attraverso i prestiti della Nuova via della Seta: il Pakistan, il Myanmar, la Cambogia”.  

I governi non vogliono più impegnarsi in progetti di indebitamento a lungo termine con la Cina, su 2.951 progetti della Belt & Road – come riporta l’analisi di Refinitiv – 666 sono stati completati, 2.207 sono in corso di realizzazione, 43 sono sospesi, 29 rinviati e 6 cancellati. Il progetto La Nuova Via della Seta con cui il presidente Xi vuole unire l’Eurasia, ponendo al centro della relazioni la Cina, rischia di non prendere piede. Non sono più solo gli Stati Uniti a prendere le distanze dalla Cina, nell’ultimo summit tra Xi e l’Ue, la Cina è stata da molti considerata un rivale con obiettivi divergenti. 

Si fa sempre più necessario un organo che possa giudicare le pratiche internazionali “almeno per costringere i Paesi a muoversi responsabilmente nelle sfide che ci attendono per la sopravvivenza dell’intero pianeta”.

Redazione

 

 

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