Perché l’Italia paga l’energia il doppio degli altri Paesi Ue? La domanda serpeggia da tempo tra gli imprenditori e ieri Arvedi l’ha messa nero su bianco, con una pagina pubblicitaria sui maggiori quotidiani. Un grido d’allarme e un richiamo al governo perché si faccia portavoce in Europa di una istanza: un prezzo di gas ed elettricità uniforme in Europa per evitare disparità e asimmetria nella competitività. (Corriere)
L’aumento dei costi dell’energia è «una pazzia», ha tuonato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, con un video dalla sua azienda su Instagram: «Non è possibile pagare il +43% di energia in un anno, vuol dire perdere competitività», avverte: «Serve costruire un percorso di salvaguardia dell’impresa perché energia vuol dire salvaguardia dell’industria, dell’impresa e del sistema Paese». Servono misure «concrete». Ed «è importante fare presto perché vuol dire perdere competitività con il sistema europeo e mondiale».
«L’energia elettrica in Italia ha un costo tale da condizionare tutti i settori industriali e in particolare quello siderurgico. Parliamo di cifre doppie rispetto agli altri Paesi europei», argomenta Dimitri Mecali, ceo di Arvedi Ast. Il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso è 108 euro al megawattora, il 72% in più che in Spagna e il 38% in più che in Germania. «È necessario intervenire sul meccanismo della formazione del prezzo, evitando che alla famiglie e alle imprese venga conteggiato il costo delle quote CO2 quando il produttore fornisce energia di origine eolica, solare e idrica ed evitando che il costo dell’energia sia principalmente influenzato dai costi della centrale a minor efficienza».