“L’Italia è un Paese leader nella produzione di farmaci e non ci possiamo tirare indietro se c’è bisogno di più vaccini”, così l’amministratore delegato di Novartis Pasquale Frega.
E proprio Novartis non si è tirata indietro e a fine gennaio ha chiuso un accordo con Pfizer: “Siamo pronti a giocare un ruolo sia nel breve sia nel lungo periodo. In Svizzera già lavoriamo all’infialamento per Pfizer consentendo la produzione di decine di milioni di dosi in più da luglio a dicembre. Non possiamo smettere di produrre le medicine che servono a tutti, ma creare nuove linee sì. In tre anni investiremo 20 milioni nel nostro sito di Torre Annunziata per fare farmaci salvavita e potremmo dare una mano sui vaccini. L’emergenza ha dimostrato che si possono accorciare i tempi per cui bisogna provarci”, ha spiegato l’ad Frega in un’intervista a La Stampa.
Per quanto riguarda la possibilità di produrre in Italia, i tempi anticipati da Farmindustria sono di almeno quattro o sei mesi. Il rischio è che quando la produzione sarà avviata, probabilmente le aziende straniere già contrattualizzate avranno consegnato tutte le fiale necessarie: “Non sapendo se nei prossimi anni dovremo rivaccinarci ci sono due strade: sperare che non sia necessario e, nel caso, rimanere dipendenti dal sistema globale, che nel frattempo potrebbe diventare più efficiente come rimanere critico; oppure lavorare per diventare indipendenti”.
Quello che si può fare intanto è aumentare la capacità produttiva italiana. “Ci sono dei siti che potrebbero essere messi a disposizione per contribuire alla realizzazione di parti dei vaccini con un impatto positivo sulla dinamica delle dosi. Un lavoro utile anche per il futuro. In un anno poi si potrebbe mettere su una linea produttiva coni bioreattori”.
Le aziende del Big Pharma sono finite ora nel mirino di pregiudizi e critiche e si è anche diffusa la voce di un mercato opaco dei vaccini. Su questo punto Frega ci tiene a sottolineare: “La trasparenza è massima e non rischiamo certo per vendere vaccini sottobanco. Abbiamo fatto anche un corto, Reimagine, per aprirci al pubblico e stimolare una riflessione sugli investimenti in ricerca”.
Quello che chiede Novartis è un maggiore supporto da parte dello Stato: “Novartis fattura nel mondo 50 miliardi di dollari, fa un utile di 8,5 e ne investe in ricerca 10, ma lo Stato deve creare le condizioni per questo. In Francia e Regno Unito ci sono incentivi fiscali più forti. E in Italia i tagli hanno eliminato dagli ospedali le figure di collegamento con le case farmaceutiche per gli studi clinici”.
Sulla fine della pandemia, Pasquale Frega preferisce non sbilanciarsi: “Come casa farmaceutica non parliamo senza dati: ogni ipotesi potrebbe venire smentita il giorno dopo. Possiamo pensare che il virus venga sconfitto con una vaccinazione, ma anche che servano più vaccini o che gli anziani richiedano un richiamo l’anno prossimo, mentre i giovani più raramente”.