“Si tratta di una missione delicata”, è così che Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, descrive la possibilità di produrre vaccini in Italia. Giovedì incontrerà il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti al quale spiegherà che tra le duecento realtà associate, ci sono imprese che possono contribuire.
Prima tra tutte, la Marchesini di Bologna: “Molte aziende possono contribuire all’infialatura. E Marchesini di Bologna, che fa macchine per la farmaceutica, può dimezzare i tempi di produzione dei dispositivi per costruire gli infialatori. Potenzialmente possiamo infialare tutti i vaccini d’Europa, ma non basta”, sostiene il presidente in un’intervista a La Stampa.
“Alcune aziende stanno studiando se riescono a dedicare una linea ai vaccini Covid o a trovare i bioreattori per creare i liquidi da infialare. Questo sarebbe un apporto più completo. Se anche trovassimo i bioreattori necessari ci vorrebbero 4-6 mesi dal momento della loro attivazione per ottenere i vaccini”.
Il timore è dunque quello che le dosi vengano prodotte quando le aziende straniere avranno consegnato tutte le fiale previste dai contratti con l’Ue: “È il tema centrale: adesso tutti vogliono i vaccini, ma tra qualche mese non sarà più così. Una pianificazione nazionale sarebbe sicuramente utile anche per il futuro, in vista di altre epidemie, però chi si mettesse a produrli ora necessiterebbe di garanzie. E poi bisognerebbe correre, per cui servirebbe uno snellimento di autorizzazioni e ispezioni”.
Sul tema della licenza, Scaccabarozzi spiega: “Obbligare le case farmaceutiche a concedere le licenze è inutile. Basterà un contratto di fornitura in conto terzi, di quelli che in Italia si usano da sempre tanto che siamo i maggiori contoterzisti d’Europa”.
Intanto Janssen Italia, la società di Johnson&Johnson di cui è presidente e amministratore delegato, ha sottoposto il suo vaccino all’Ema, per la quale ora sembra essere necessaria una sola dose e di cui sono in produzione 200 milioni di dosi entro l’anno.
Sulla possibilità dell’acquisto in proprio da parte di alcune regioni, Scaccabarozzi mette in guardia: “Temo che i mediatori vendano dosi che non hanno. Fossi nelle regioni starei attento e chiamerei i Nas”.