Vladimir Putin ha investito buona parte della sua credibilità sul vaccino contro il Covid-19. Non è un caso che il nome venga dal satellite russo che nel 1957 ha battuto gli Stati Uniti, a cui si aggiunge la V di vaccino. Si capisce fin da subito che l’obiettivo di Mosca è quello di affermare la sua supremazia e rivendicare il suo ruolo di potenza globale. Il siero russo diventa quindi una chiara operazione di geopolitica. Dopo che la rivista scientifica ha rivelato che l’efficacia è del 91,6%, oltre 50 paesi ne hanno ordinato le fiale, 31 lo hanno autorizzato e altri sono prossimi a farlo come Brasile e India.
Come racconta Repubblica, la Russia può contare ora anche sull’appoggio di Angela Merkel che si è offerta di accelerare il processo di approvazione presso l’Ema. Sempre in Europa, l’Ungheria lo ha già commercializzato per uso emergenziale, bypassando di fatto l’Agenzia del farmaco.
Tra i punti di forza di Sputnik, c’è il basso costo (costa meno di 20 dollari per le due dosi), lo stoccaggio in frigo anziché refrigeratore e soprattutto la disponibilità immediata. Può contare infatti su 15 aziende in 10 stati, tra cui India, Corea del Sud, Brasile e Kazakhstan, che hanno siglato accordi per la produzione di 1,4 miliardi di dosi.
Con la sua diplomazia del vaccino, la Russia ha esteso la sua influenza in Africa, a partire dall’Algeria, che è il primo acquirente africano di armi russe e il primo nel continente ad aver approvato Sputnik, e dalla Guinea che è stata la prima a iniziare la distribuzione con molti testimonial. Ancora, tra i possibili acquirenti anche Zimbabwe, Repubblica Centrafricana e Costa d’Avorio.
In America Latina, l’Argentina ha comprato 25 milioni di dosi di Sputnik V, e il Messico altri 24 milioni. Dopo pochi giorni anche in Bolivia è arrivato il primo lotto. Mosca si fa strada anche negli Emirati Arabi, tradizionalmente vicini agli Usa.