I miliziani dell’Isis stanno rialzando la testa, dopo che due anni fa è caduta Baghuz, ultima roccaforte che ha segnato la loro fine. Ora si stanno rialzando dalle alture di Kirkuk, si stanno insediando sulla catena montuosa di Hamrin, lunga 25 chilometri, che dal 2014 è diventata terra di nessuno, da quando l’esercito di Baghdad fuggì dalla regione con l’avanzata degli islamisti.
Repubblica racconta nel suo reportage come le forze militari stanno ricominciando a spargere terrore: “Sono loro ad aver rivendicato il 21 gennaio il duplice attentato che al mercato della capitale ha provocato trentadue vittime. E non passa giorno che muovendosi dal loro covo non compiano razzie, sequestri, attentati kamikaze, attacchi contro le forze di sicurezza o le istituzioni dello Stato”, afferma il comandante Hamad Yassim.
I reduci dello stato maggiore dell’Isis stanno creando nuove alleanze per arrivare in Africa e continuano a fare emuli in Europa, come mostrano gli attacchi in Francia e in Austria. “Dopo gli attentati di Baghdad, che sono stati i più sanguinari degli ultimi tre anni, hanno ucciso quindici soldati in tre governatorati nel corso di grosse operazioni militari. Vogliono dimostrare al mondo che lo Stato islamico è ancora vivo e che se non è ancora un grado di controllare un’intera regione, presto lo sarà”, spiega il comandante.
A dimostrare il fatto che l’Isis stia preparando il suo ritorno, racconta Repubblica, è anche il ripristino delle brigate femminili, usate come kamikaze e come staffette, considerando che la polizia tende a non perquisire le donne che indossano il niqab, il lungo camice nero che ricopre tutto il corpo.
Dopo quasi due decenni, la coalizione internazionale è sul punto di abbandonare l’Iraq, ormai vicino al collasso economico. Questo non farà altro che rinforzare l’Isis, favorita anche dalle tensioni tra il governo centrale e la provincia curda.