“Non possiamo permetterci la terapia del lockdown: il Paese è in grave sofferenza con milioni di persone in stato di assoluta precarietà e il governo non è in grado di supplire alle necessità”, lo afferma Agostino Miozzo, a capo del Comitato tecnico scientifico.
“La riapertura dei ristoranti la sera sarebbe anche possibile se solo fossimo in grado di garantire un rigoroso meccanismo di controlli, cosa che fino ad ora non è stato. Immaginate cosa può succedere se riaprono i ristoranti la sera ai Navigli o a Trastevere, ma c’è anche un’altra Italia che non può essere penalizzata. È quello che chiederei al governo: un controllo efficace del territorio almeno per i prossimi due o tre mesi, con il contributo anche dell’Esercito, forze dell’ordine, polizia locale che stanno già facendo un lavoro straordinario”, ha spiegato il coordinatore del Cts in un’intervista a Repubblica.
È fondamentale per Miozzo parlare ai giovani e per farlo bisogna adattarsi ai loro mezzi: “È indispensabile oggi una seria, strutturata campagna di comunicazione dedicata ai giovani. Uno degli sbagli che abbiamo fatto è stata la politica di comunicazione poco adeguata all’era dei social media. Abbiamo usato le modalità tradizionali e i social ci hanno travolto con uno tsunami di informazioni giuste e fake. Ed è mancata la voce unica di comunicazione come sempre accade nella gestione di una grande crisi: un solo portavoce istituzionale che dà il messaggio ufficiale e indiscutibile”.
La scuola rimane un tema molto caro a Miozzo, che per mesi si è battuto per la riapertura, in difesa dal rischio della “sindrome della capanna” e quindi di isolamento dei più giovani: “È incomprensibile vedere le scuole chiuse e i centri commerciali aperti. Se un rischio c’è sul territorio le scuole devono essere le ultime sacrificate. Ho ascoltato con soddisfazione Draghi mettere la scuola in cima alle sue priorità”.
