Mentre il mondo intero si concentra sul caso Navalny, in Ucraina la situazione non è poi così diversa. Dal 2019 al potere c’è l’ex comico Volodymyr Zelensky, la cui reputazione è già in calo per le promesse non mantenute e per la gestione della pandemia da Covid-19.
Il presidente ha “a malincuore, ma necessariamente” messo il bavaglio a tre tv filo Putin, di proprietà del deputato Taras Kozak: 112 Ukraina, Zik e NewsOne, per un totale di 1.500 giornalisti, che a detta di Zelensky sono “pagati direttamente da Mosca”. I canali sono propagandistici, basti pensare che quando sono stati acquistati da Kozak sei giornalisti hanno deciso di dimettersi perché il referente era il parlamentare Viktor Medvedchuk, di casa al Cremlino, che comunque nega qualsiasi imparzialità delle sue trasmissioni.
Come racconta il Corriere della Sera, la credibilità di Zelensky è crollata. Per correre ai ripari ha di fatto mandato agli arresti Kozak, togliendogli il passaporto, bloccandogli i conti e le proprietà.
I partiti anti Zelensky si rivolgono ora alle corti internazionali per mettere il presidente in stato di accusa. Anche Joe Biden è intervenuto, dichiarando: “Sosteniamo gli sforzi di Kiev. Dobbiamo impedire che la disinformazione sia dispiegata come arma in una guerra d’informazione a Stati sovrani”.