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Le Big Tech controllano il 90% dei cavi per la connettività e il traffico di Internet

Il controllo delle reti di comunicazione si gioca anche sott’acqua. Esistono dei cavi che consentono di trasportare traffico di internet, così come avviene con quelli che portano idrocarburi. Il traffico che passa per questi canali raddoppia in media ogni due anni e durante il primo lockdown c’è stato un picco inatteso.

Come racconta il Corriere della Sera, tra i grandi protagonisti di questa lotta al dominio “sottomarina” la Francia gioca un ruolo importante, insieme a Orange, il primo operatore del paese, che si è alleato prima con Google e adesso con Facebook. Sempre Orange ha creato insieme a Google un cavo che collega Virginia Beach negli Stati Uniti con Saint-Hilaire-de-Riez, vicino a Nantes, con una capacità di 300 Tbps (terabit per secondo).

La grande novità è il cavo transatlantico più potente mai esistito con una velocità progettata di 368 Tbps, che sarà realizzato da un consorzio composto da Orange, Facebook, Microsoft, l’irlandese Aqua Comms e Vodafone. Partirà dal Massachusetts, poi si biforcherà a causa della Brexit: un’estremità arriverà verso Nord fino a Bude al sud dell’Inghilterra, e l’altra andrà verso sud, fino a Le Porge, vicino Bordeaux.

Il cavo transatlantico ha un ruolo centrale non solo per la sua potenza mai realizzata prima ma anche per l’alto valore simbolico geo-politicamente parlando: la Francia consoliderà il suo ruolo dominante, che già aveva con l’hub di Marsiglia, e i Gafa (Google, Apple, Facebook e Amazon) estenderanno il loro controllo alleandosi con gli operatori europei. Controllano ormai il 90% dei collegamenti transatlantici, quando fino a una decina di anni fa questi erano gestiti al 50% dall’Europa.

L’Italia potrebbe, secondo il Wall Street Journal, ricoprire un ruolo altrettanto importante con il cavo Blue Raman lungo otto chilometri, che sarà realizzato da Telecom Italia insieme a Google e a Oman Telecommunications. Unirà l’Europa all’India, non passando come già fatto per l’Egitto, ma per l’Arabia Saudita e Israele.

Redazione

 

 

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