Ieri si è celebrata la Giornata mondiale della lotta contro il cancro ed è quindi tempo di bilanci. Secondo il Libro Bianco dell’Associazione italiana degli oncologi medici (Aiom), un paziente su quattro guarisce. Ammontano a 3,6 milioni gli italiani che vivono dopo aver combattuto il tumore, con un incremento del 37% negli ultimi dieci anni.
Con la pandemia, però, si è registrato un grave calo dello screening, delle diagnosi e anche degli interventi, in quanto una buona parte dei medici, infermieri e personale ospedaliero e sanitario sono stati coinvolti a pieno ritmo nel fronteggiare l’emergenza.
“Tutto sommato la medicina territoriale ha sempre fatto da “sentinella” nel caso dei tumori. Forse si dovrà pensare a un maggiore utilizzo della telemedicina per assistere a distanza i pazienti, quelli non particolarmente problematici, anche attraverso dispositivi digitali”, lo suggerisce Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci all’Istituto europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e professore di Oncologia medica all’Università degli Studi.
Al Corriere della Sera, Curigliano fa un punto della situazione che, a sua detta, si sta normalizzando e ha prodotto dei buoni risultati in termini sopravvivenza: “Non so come siano state calcolate le percentuali di sopravvivenza, ma confermo, guardando ai numeri assoluti, che, per converso, sono diminuite, negli ultimi cinque anni, le morti per tumore in Europa e in Italia. Negli uomini più che nelle donne. Questo calo impressionante di mortalità si registrato per tutte le neoplasie, a eccezione di quella del pancreas”.
Un ruolo importante è stato giocato dai progressi della medicina, a partire dall’immunoterapia: “Si basa su farmaci capaci di riattivare il sistema immunitario nel combattere il tumore. I risultati più impressionanti si sono ottenuti nel melanoma e in certi tumori al polmone. Con percentuali di sopravvivenza nei pazienti (di anni, quando prima erano di mesi) inimmaginabili fino a qualche anno fa”.
Anche in questo campo i finanziamenti previsti con il Recovery Fund possono giocare un ruolo importante: “Certamente sì, bisogna cogliere questa occasione. E aggiungo: fra gli ultimi finanziamenti dell’European Research Council (Erc), la maggior parte è andata a italiani che, però, lavorano all’estero il nostro Paese deve essere più attrattivo per i giovani ricercatori. E aggiungo: molti fra i vincitori sono donne”.