È ormai quasi un anno che i bambini e gli adolescenti sono chiusi in casa. Non si incontrano più i compagni di persona, non si va a scuola e i bar per uscire con un amico il sabato sera sono chiusi. Tutti questi fattori hanno effetti devastanti sulla salute psicologica dei più giovani, come dimostra l’aumento esponenziale delle richieste di aiuto al Telefono Azzurro.
Come racconta La Stampa, la onlus che dal 1987 ascolta i bambini in malessere, ha evidenziato che le chiamate per tentativi di suicidio sono aumentate del 121% rispetto al 2019 (con 86 casi rispetto a 39) e per casi di ideazione suicidaria del 68% (385 contro 229). Le chiamate per chiedere supporto a seguito di gesti autolesivi sono aumentate dell’84% rispetto allo scorso anno (325 contro 177).
All’altro numero che Telefono Azzurro gestisce per conto della presidenza del Consiglio dei ministri- Dipartimento per le Politiche della Famiglia, le richieste per tentato suicidio si sono alzate del 50% rispetto al 2019, quelle per ideazione suicidaria del 53% e per gli atti autolesivi del 7%.
“Purtroppo con il lockdown e la conseguente impossibilità di seguire sempre le lezioni a scuola vengono meno i rapporti sociali. Un grave limite per gli adolescenti più esposti che non riescono a condividere con nessuno le fantasie negative. Per cui le idee suicidarie si annidano dentro e scavano solchi difficili da sormontare”, spiega a La Stampa Ernesto Caffo, fondatore e presidente di Telefono azzurro, nonché docente di neuropsichiatria infantile.
L’emergenza non è solo italiana: in Giappone c’è stato un incremento del 16% del tasso di suicidi solo tra luglio e ottobre 2020, durante la seconda ondata. Tra i più giovani la percentuale si alza al 49%.
Secondo il National Child Mortality Database, nel 2020 il suicidio è stato la causa del 4% dei decessi dei bambini, il 10% delle morti tra i 10 e i 14 anni e il 31% delle morti dei 15-17enni.