Siamo alla canna del gas ma nessuno sembra rendersene conto. Da giorni assistiamo al balletto di consultazioni, vertici e riunioni dove i partiti, o quel che rimane dei partiti, si parlano addosso per trovare la combinazione perfetta per una maggioranza aritmetica in grado di guidare il paese tra Recovery Fund (con progetti e annesse riforme), campagna vaccinale (siamo a circa 2 milioni di vaccinati ad oggi: a questo ritmo, secondo l’Ispi, dovremo attendere quasi tre anni prima di raggiungere l’immunità di gregge), disoccupazione galoppante e disagio sociale sempre più esteso.
Si ragiona di nomi e tasselli, di come creare le precondizioni per un Conte-ter tra i medesimi alleati di governo che, pochi giorni or sono, hanno premuto il tasto “off”. Non si capisce per quale oscura ragione, e per quale strano mistero, l’unione che non ha funzionato fino a ieri dovrebbe adesso trasformarsi in una formula vincente, capace addirittura di garantire la “salvezza nazionale” in un momento in cui serve un governo forte e coeso, in grado di assumere decisioni strategiche per il paese. Non si parla più dei 209 miliardi che l’Italia potrebbe ottenere da NextGenerationEU a condizione di presentare progetti credibili e verificabili sul fronte della transizione ambientale ed energetica, dell’innovazione digitale, delle infrastrutture. Non si parla di quali opere realizzare, con quali mezzi, con quale governance, non si parla dell’alta velocità tra Salerno e Palermo, del ponte sullo Stretto, della Gronda di Genova. Non si parla di come impostare una riforma (vera) della pubblica amministrazione e della giustizia, negli stessi giorni in cui si apprende che il 40 percento dei processi penali in primo grado si conclude con una assoluzione.
E che dire della gente, delle persone in carne e ossa? Gli italiani non ce la fanno più. Allo scoramento personale e sociale, segnalato dall’incremento nell’uso di alcol, psicofarmaci e antidepressivi, si aggiunge la frustrazione dilagante per un governo incapace di dare risposte. Con la crisi in corso, si attende il decreto che dovrebbe trasformare i 32 miliardi destinati ai ristori in un aiuto concreto ad attività chiuse ormai da mesi. Nelle principali città d’arte italiane hotel e ristoranti non sanno se aprire perché i turisti latitano, gli incassi del pranzo non bastano a coprire le spese, e poi c’è la paura di subire una nuova serrata. L’Istat segnala il trend crescente del tasso di disoccupazione, dopo quattro anni di progressivo calo: disoccupati al 9 percento, donne e giovani le categorie più colpite. Il blocco dei licenziamenti andrà avanti fino a marzo… e poi? Che cosa succederà?
Il governo che continua a finanziare il reddito di cittadinanza a chi non lavora o, spesso, svolge lavoretti in nero vivendo ai margini della legalità, si rende colpevole di gravi ritardi verso un milione di cittadini che attendono ancora la cassa integrazione. Per non parlare dei vaccini che non ci sono, delle dosi che scarseggiano, del piano sbagliatissimo che ha fatto perno esclusivamente sulla contrattazione centralizzata a Bruxelles mentre altri paesi, Germania in testa, firmavano accordi paralleli con le aziende produttrici in modo da accaparrarsi quantitativi necessari per i propri concittadini. E adesso, a gennaio 2021, Invitalia, che per una singolare coincidenza è guidata dallo stesso commissario all’emergenza Domenico Arcuri, investe 81 milioni nel vaccino italiano doc, Reithera, la cui sperimentazione potrebbe concludersi quando saremo ormai fuori dalla pandemia. Di fronte a un tale ammasso di errori, inciampi, improvvisazione, tra banchi a rotelle e mascherine Fp2 pagate il doppio, viene da chiedersi: chi penserà agli italiani? Qualcuno pensa davvero che basterà far saltare qualche ministro per dire: la svolta è fatta! A chi pensano di darla a bere? Non agli italiani.