Con gli annunci di ritardi delle varie aziende farmaceutiche, da AstraZeneca a Pfizer, la campagna vaccinale in Italia slitterà inevitabilmente. Si tenta quindi di incrementare, ricontrattando le forniture di vaccino con le aziende che stanno finalizzando le sperimentazioni, come Johnson & Johnson e Curevac, e dall’altra parte di fare pressione affinché Pfizer e AstraZeneca rispettino i tempi di consegna. Su questi due fronti cerca di muoversi il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, che lo fa navigando a vista.
Senza le dosi di Johnson & Johnson e Curevac, la campagna di massa da 200mila somministrazioni al giorno non potrà cominciare. La prima dovrebbe ricevere il benestare dell’Ema già a fine febbraio mentre la biotech tedesca a maggio. Così facendo, la vaccinazione massiva comincerà non prima dell’estate e l’obiettivo dell’immunità di gregge slitterà a fine anno.
Per questo intanto l’Italia cerca di accelerare sulle cure degli anticorpi monoclonali per mettere in sicurezza almeno i quattro milioni di italiani over 80. Impossibile fare troppi piani in quanto AstraZeneca è ancora in attesa di approvazione e soprattutto di sapere a quali fasce di età potrà essere somministrato il suo siero.
Come racconta Repubblica, se si procederà a questi ritmi (fino ad ora sono state consegnate 2 milioni di dosi degli oltre 8 milioni garantite da Pfizer per il primo trimestre 2021), l’azienda americana ne farà arrivare non più di 6 milioni. Moderna invierà 1,3 milioni e AstraZeneca non più di 3,4 milioni a partire dal 15 febbraio. I due milioni di dosi Curevac non rientrano ora nel cronoprogramma perché l’approvazione arriverà a fine maggio, dunque in totale arriveranno 11 milioni di dosi, meno della metà di quanto preventivato nel piano vaccinale italiano.