I navigator sono stati assunti quasi un anno fa, dopo che è stato istituito il “reddito di cittadinanza”, bandiera del Movimento 5 Stelle. Hanno firmato un contratto di un anno in oltre 2.680: sono in media uomini e donne trentacinquenni, laureati, che hanno vinto un concorso con Anpal e seguito corsi di formazione. Il loro ruolo è di aiutare le persone a trovare degli sbocchi nel mercato del lavoro, ma il loro futuro, quando ad aprile scadrà il contratto, è incerto.
I risultati fino ad ora non sono stati ottimali: meno del 15% dei beneficiari hanno trovato lavoro. Per i navigator lo Stato ha speso 270 milioni in un anno e mezzo e staremo a vedere cosa deciderà di fare il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo: i soldi per il rinnovo sono nella manovra, ma ancora non si sa se la figura verrà rinnovata perché mancano progetti e una visione sulle politiche attive del lavoro.
Dal canto loro, i navigator sono esasperati per la situazione: “Il nostro utente medio è un ultra quarantenne con bassa scolarizzazione, professionalità vicina allo zero e ridottissima occupabilità: è chiaro che serve tempo. Ci sono centinaia di casi di persone che abbiamo convinto a prendere almeno la licenza media: non è forse un successo? E spesso ci troviamo ad avere a che fare con casi che possono solo essere destinati ai servizi sociali”, afferma a La Stampa Antonio Lenzi, fondatore dell’Associazione dei navigator.