Una delle partite giocate all’interno della stessa maggioranza è quella sull’idrogeno. Da una parte il progetto di Enel e dall’altra quello di Eni, da un lato il Pd, dall’altro il M5S.
L’iniziativa di Eni è di trasformare 400 siti sul fondo dell’Adriatico in magazzini di stoccaggio di Co2: qui viene rinchiusa l’anidride carbonica prodotta dalle centrali a gas che è utile per produrre a sua volta idrogeno. Il progetto era presente nella prima bozza del Recovery Plan, ma poi se n’è persa la traccia.
La filiera dell’idrogeno rimane comunque uno dei punti del piano, ma per produrlo ci sono due possibilità: usare energie rinnovabili, quindi energia elettrica pulita, fotovoltaico, solare o idroelettrico (idrogeno verde, sul quale è al lavoro Enel) e usare il gas naturale prodotto e immagazzinato dalle centrali (idrogeno blu, prerogativa di Eni).
Nel Piano italiano è stato prediletto l’idrogeno verde, come si può notare dal mancato finanziamento del progetto di Eni, come racconta Repubblica. L’azienda guidata da Claudio Descalzi ha deciso comunque di procedere e finanziarsi da sola, trovando anche l’appoggio dei sindacati che hanno parlato di “autolesionismo e gravi danni per l’occupazione”.
Tra chi è rimasto scontento sulla bocciatura dell’iniziativa di Eni, vi è il Pd con il governatore Stefano Bonaccini, mentre sembra essere proprio l’esponente dei 5 Stelle Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, ad aver bandito il gas. Dunque un altro fronte su cui la stessa maggioranza è divisa.