Gli esercizi pubblici hanno perso 38 miliardi nel 2020, circa il 40% del fatturato. Solo nell’ultima parte dell’anno, quando solitamente si realizza il 20% degli incassi grazie alle festività natalizie, sono stati persi oltre 14 miliardi di euro, circa il 57% dei ricavi abituali del periodo.
Duramente colpiti bar e ristoranti. “La ristorazione italiana non ha pace. Ogni volta che si avvicina la cadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero” – spiega Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio al Sole 24 Ore – Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, con un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative”.
Salgono a 160 i giorni di chiusura forzata e a 60mila le aziende a rischio chiusura. “Per le imprese del comparto e per i pubblici esercizi nel 2020 sono svaniti 50 miliardi di consumi turistici. Bar e ristoranti continuano a tenere la serranda abbassata se non per l’asporto e il domicilio e hanno perso un miliardo di fatturato solo tra Natale e Capodanno. Le imprese della moda hanno perso 16 miliardi di vendite in abbigliamento ed accessori. E per non parlare del comparto alberghiero per il quale si prospettano 12 mesi di inattività completa”, si legge in una nota di Confesercenti.
I lavoratori chiedono un intervento del governo e del Cts, con linee guida precise e motivanti, che non insistano sulla chiusura di quei luoghi che hanno dimostrato di poter continuare a lavorare in sicurezza.