Scoppia una guerra commerciale tra la Cina e i paesi dell’Unione Europea. Oggetto del contendere è la filiera suinicola: i cinesi potrebbero bloccare le importazioni perché, stando a quanto dichiarano, la carne congelata proveniente dall’Italia e dagli altri paesi Ue, così come gli scatoloni dove viene conservata, potrebbe essere rischiosa per il Covid.
Lo ha denunciato Opas (Organizzazione prodotto allevatori suini) che gestisce il più grande macello di suini in Italia, dove vengono trasformati oltre 1,1 milioni di capi l’anno, destinati, tra gli altri, al Consorzio prosciutto di Parma e Consorzio prosciutto di San Daniele. La merce è stata bloccata il 3 gennaio e le autorità di Pechino minacciano di distruggerla e di non permettere più di importare la carne.
“Si tratta di una violazione delle regole fissate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e degli accordi internazionali. In particolare, l’Oms sostiene che l’accusa mossa dai cinesi non sia per nulla credibile. Noi pensiamo che sia piuttosto una scusa per colpire la nostra merce. Un atto ostile, che ostacola il libero commercio”, afferma al Sole 24 Ore Valerio Pozzi, amministratore delegato di Opas.
L’organizzazione ha in previsione di spedire da qui al 28 febbraio 40 container di carne congelata, per un valore di 2,5 milioni di euro, e qualora le autorità dovessero bloccarla o distruggerla sarebbe un’enorme perdita. L’Opas inoltre ha dei container diretti venduti a Cofco, la più importante società di importazione di carne a partecipazione statale. Sarebbe quindi difficile dimostrare la falsità delle tesi dei cinesi, che hanno già rivolto le stesse accuse a tedeschi, danesi e brasiliani. Come se non bastasse, l’Unione europea a dicembre ha assegnato a Opas un finanziamento di 3,6 milioni di euro per promuovere la carne suina a marchio europeo in Cina nei prossimi tre anni.
Ora tutti i progetti rischiano di andare in fumo e il dossier è già sulle scrivanie della Commissione europea, del ministero degli Esteri, del ministero della Salute, dell’Ambasciata italiana a Pechino, di Assica, di Coldiretti e dei Servizi veterinari della Regione Emilia-Romagna.