In Italia la campagna di vaccinazione non è partita col piede giusto. Meno di un terzo delle dosi che sono arrivate sono state inoculate, non sappiamo chi somministrerà le dosi né dove. Lo stesso commissario Domenico Arcuri ha fatto sapere che la lista dei centri di vaccinazione non è pronta. Quelli già attivi sono, per citarne alcuni, 65 in Lombardia, 28 in Piemonte e 38 in Sicilia. Durante la seconda fase della campagna che scatterà, stando alle previsioni, in primavera, dovranno essere circa 1200, compresi i 294 già operativi.
Non saranno solo le primule disegnate dall’architetto Boeri sparse per le piazze italiane, ma serviranno anche ambulatori, studi medici, fiere, palasport e farmacie. Per poter predisporre gli spazi idonei le Regioni chiedono maggiori informazioni. In primis devono sapere quale vaccino riceveranno: quello Pfizer ha delle esigenze di conservazione ben diverse dagli altri e richiede grandi celle frigorifere per mantenere la temperatura di -80°, disponibili sono nei grandi ospedali. Importante conoscere anche i quantitativi che arriveranno per predisporre un piano con spazi e personale dedicato.
“Devo avere quanto prima la sicurezza sui quantitativi di vaccini di cui potremo disporre. È un dato indispensabile per procedere con il piano”, afferma a La Stampa il Presidente della Regione Basilicata. Gli fa eco l’assessore alla Sanità della Marche: “Abbiamo assoluta urgenza di vaccini più agevoli da somministrare per vaccinare tutta la popolazione useremo i palasport, siamo già organizzati con la protezione civile e la rete del volontariato”.