Il premier Conte ci riprova con quello che aveva chiamato Istituto italiano di cybersicurezza. Lo aveva inserito, a insaputa delle agenzie di intelligence Aise e Aisi, nella legge di Bilancio e lo reinserisce ora al punto 1.4 della nuova bozza di Recovery Plan.
Questa volta vengono spiegate nel dettaglio le tempistiche: la nascita entro il quarto trimestre del 2021, le assunzioni entro il 2022, la produzione del 50% dei manufatti di cybersecurity entro il 2024 e la pubblicazione della metà delle gare d’appalto entro il 2022.
Se già prima il Pd e Italia Viva non si erano mostrate contente della proposta di Conte, ora i malumori aumentano. Come racconta Repubblica, Enrico Borghi, componente del Copasir, afferma: “Se il premier ritiene che alcune funzioni nevralgiche debbano essere di pertinenza di un soggetto privato ed esterno a Dis, Aise e Aisi, va cambiata la legge riforma del 2007 che, essendo normativa speciale, necessita di binari parlamentari, senza fughe in avanti”. Contrari anche Italia Viva e il Movimento 5 Stelle.
È cambiato il nome, diventato Centro nazionale di ricerca e sviluppo in cybersicurezza, ma nella sostanza poco cambia. Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (che coordina Aise e Aisi) è sempre uno dei soggetti attuatori. A questo progetto sono al momento stati stanziati 2,5 miliardi del fronte modernizzazione della pa. Vedremo se verrà conservato nella versione definitiva che verrà presentata in Europa.