“È possibile che in Italia ci sia spazio solo per un’infinita normativa d’emergenza, che aggiorniamo di continuo? Quando inizieremo a cambiare le procedure in modo strutturale così che il nostro Paese possa crescere, spendendo le risorse per interventi necessari come messa in sicurezza del territorio, rigenerazione delle città e realizzazione di infrastrutture?”, sono le domande che si pone Gabriele Buia, presidente dell’Ance, nella sua lettera sul Sole24Ore.
Alla luce della prima bozza del piano italiano per il Recovery Fund, emerge per Buia ancora una volta il fallimento di vere politiche strutturali, che sono quelle che chiede l’Europa ma che per l’ennesima volta sono state annunciate, ma non presentate. “Né siamo intervenuti sulla macchina pubblica, migliorandone l’efficienza e la capacità decisionale. Ancora una volta – continua Buia – si scelgono strutture speciali e norme derogatorie. La decisione di delegare a una task force esterna, seppure coordinata da alcuni Ministri competenti, decisioni proprie del Governo e delle autorità competenti, dimostra infatti chiaramente che il sistema decisionale pubblico è in tilt”. Ciò lo dimostrano le denunce di Ance per i cantieri italiani bloccati per le lungaggini della burocrazia. “Emblematico il caso delle 8 strutture di missione create per sbloccare gli investimenti pubblici. Quasi 600 persone, facendo un conto approssimativo, incaricate a diverso titolo di migliorare la capacità di spesa della P.a. e favorire l’apertura dei cantieri. I risultati? 15 anni per un’opera medio grande, 6 per una piccola e media. E un sistema normativo ipertrofico che non premia qualità e concorrenza”, sostiene il numero uno di Ance.
La priorità ora è la ripartenza italiana e per realizzarla servono responsabilità e coraggio. “Le risorse del Recovery plan europeo devono necessariamente finanziare crescita, lavoro e sviluppo in chiave sostenibile e quindi essere aggiuntive e non sostitutive di quelli esistenti. Occorre uscire dalla logica dei titoli ed entrare finalmente nel merito delle misure da mettere in campo”.
Per Buia servono indicazioni precise su come spendere i fondi dedicati all’efficienza energetica, serve far sapere a famiglie e imprese se ci sarà la proroga dell’ecobonus 110%, serve un piano di riqualificazione delle città, con possibilità di abolire vecchi edifici inutilizzati senza vincoli.
“Senza, dunque, una vera svolta, rischiamo che a pagare il costo di questa immane crisi siano solo le imprese e i cittadini che non hanno stipendio pubblico e il paracadute dello Stato. A cominciare dai giovani”, afferma Gabriele Buia che conclude la sua lettera rinnovando l’impegno di Ance a collaborare.