Ogni giorno tra i paesi delle Dolomiti partono tir carichi di pregiati tronchi italiani (abeti rossi, bianchi, larici e pini) con destinazione Austria, dove vengono lavorati. Il semilavorato e le travi lamellari costruite con i nostri tronchi sono poi importate in Italia, con un doppio costo per noi (trasporto andata e ritorno dall’Austria). Fondamentalmente riacquistiamo il nostro legname.
Tutta la filiera nazionale di produzione, dall’imballaggio all’arredo, viene colpita, con danni stimati per un miliardo di euro in dieci anni. Gli errori, racconta il Sole24Ore, sono stati la poca manutenzione del bosco, la mancata programmazione dei tagli e la frammentazione della proprietà fondiaria. Il nostro legname è ormai fuori mercato, gli austriaci lavorano in un giorno 600 metri cubi di tronchi, mole che una azienda medio-piccola lavora in un mese.
La stessa Ursula Von der Leyen ha invitato ad un maggior utilizzo del legno nelle costruzioni, considerando che si tratta di un materiale più ecologico e antisismico. È quello che si augurano le aziende di settore che sperano in una rinascita dell’economia montana del Nord-est che creerebbe oltre 500mila posti di lavoro in tutta la filiera, dal bosco all’arredo.