Attualità e politica

La giustizia italiana è la più lenta d’Europa

Abbiamo la giustizia peggiore d’Europa. Nel 2020 più del 50% dei cittadini e circa il 45% delle imprese ha ritenuto “piuttosto insoddisfacente o molto insoddisfacente” l’attività dei magistrati. Solo 3 italiani su 10 e 4 aziende su 10 hanno fiducia nella magistratura. Peggio di noi solo la Slovacchia e la Croazia.

Secondo il “Rapporto sull’efficienza e qualità della giustizia in Ue” redatto dal Consiglio d’Europa, nel 2018 il tempo medio per una sentenza di primo grado nel penale era di 361 giorni contro la media di 144 dell’Europa. Negli altri gradi di giudizio d’appello il tempo medio da attendere è di 730 giorni in 4 processi penali su 10. La giustizia italiana è la più lenta di tutti gli altri membri del Consiglio d’Europa.

Stessa situazione, se non peggiore, in ambito civile e amministrativo. Nel primo settore, per una sentenza di primo grado l’attesa media dell’Unione europea è di 233 mentre in Italia servono circa 527 giorni, nei processi amministrativi ne servono 889 contro 323 degli altri Stati e per una sentenza definitiva in terzo grado si possono aspettare più di 1.200 giorni.

Uno studio della Banca d’Italia mostra che il nostro paese è secondo in tutto il continente dopo la Grecia per ‘disposition time’, quindi il tempo necessario per la risoluzione di una causa, in ambito civile e commerciale. Guardando ai tre gradi di giudizio, invece, siamo i più lenti con 7 anni e 3 mesi di media, equivalenti a 2mila e 658 giorni.

Il Rapporto Ue riporta anche i dati circa la sfiducia degli italiani. Non solo nei confronti della burocrazia, ma anche dei magistrati stessi, ritenuti troppo spesso influenzati nelle loro azioni da interessi economici o politici. Il 36% dei cittadini e il 41% delle imprese ritiene che la magistratura sia soggetta alla pressione di interessi economici, il 37% degli italiani e il 41% delle aziende crede che venga subito il pressing del potere politico (Rapporto Ue).

E pensare che se il nostro sistema giudiziario funzionasse bene, si potrebbero recuperare 35/40 miliardi di Pil.

Redazione

 

 

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