“Mario Draghi è un asset per il paese, le sue competenze sono fuori discussione”, così Marco Tronchetti Provera in una intervista esclusiva a LaChirico.it.
Interpellato da Annalisa Chirico sulla necessità di coinvolgere una personalità del calibro dell’ex presidente Bce per affrontare la crisi attuale, il vicepresidente esecutivo e Ceo di Pirelli risponde: “In generale, Draghi è un asset per il paese, ha competenze e un set di relazioni internazionali che andrebbero certamente impiegate per la ripartenza del nostro paese”.
In una videointervista su LaChirico.it, Tronchetti Provera riflette sulla crisi economica, sulla necessità di semplificare la regia del Recovery Fund, sul progetto di un’Europa forte e sostenibile che dialoghi con la Russia superando la fase delle sanzioni. “E’ giusto sostenere economicamente le fasce più deboli della popolazione, ma chi riceve un aiuto dovrebbe essere coinvolto, se è nelle condizioni di poterlo fare, in un progetto di ‘reset’ nazionale, in una grande opera collettiva di costruzione del paese. A questi cittadini andrebbe proposta un’attività o un percorso di formazione volto ad abbellire il proprio quartiere o a migliorare la qualità della vita nel proprio paese. Un percorso capace di offrire motivazione e dignità alle persone, anche partendo dalle piccole cose che servono a rendere ancora più bello il paese più bello del mondo”.
La cabina di regia che dovrebbe gestire i 209 miliardi di Next Generation EU rischia di essere una struttura pletorica tra ministeri, manager, task force… “La parola d’ordine è semplificare. Noi abbiamo due ordini di problemi: serve un’interfaccia con la Commissione Europea dove determinate task force seguiranno ogni paese attraverso un monitoraggio costante per verificare il rispetto di regole e tempi; in secondo luogo, dobbiamo evitare la sovrapposizione di norme e decreti, la confusione di ruoli tra governo centrale e regioni, i conflitti di giurisdizioni. Dobbiamo bypassare tali complessità perché, se non lo faremo, i soldi non arriveranno. Dobbiamo superare la burocrazia pletorica del paese seguendo l’esempio virtuoso del Ponte Morandi”.
Il problema è sempre la burocrazia? “In realtà l’apparato burocratico, che al suo interno ha anche tante persone esperte, è il mero esecutore di norme complicate approvate dal Parlamento. Un burocrate può essere più o meno efficiente ma il vero collo di bottiglia è dato dal groviglio normativo e dalla confusione prodotta dal titolo V della Costituzione. Per evitare il rischio di una competizione tra strutture ministeriali e competenze chiamate dall’esterno, dobbiamo mettere insieme le migliori risorse con qualcuno che abbia la responsabilità. La governance è essenziale perché, alla fine, la struttura amministrativa è quella che fa le cose”.
Tra ristori vari, siamo al quarto scostamento di bilancio: secondo lei, il debito pubblico si può cancellare come proposto dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli? “Nella prima fase l’Europa è intervenuta comprando debito, il che ha evitato che la pandemia si trasformasse nel breve periodo in una catastrofe. La ripartenza passa dalla creazione di ricchezza, e a tale scopo servono politiche per la crescita. Vanno evitati investimenti a pioggia, magari per raccogliere consenso in modo distorto. Abbiamo davanti a noi una occasione unica: bisogna sostenere le fasce di popolazione più colpite dalla pandemia creando, nel contempo, posti di lavoro attraverso una connessione tra pubblico e privato”.
Lei ha detto che in Europa ci sono diversi “nani” e che servirebbe una classe dirigente all’altezza della “responsabilità storica” del momento che viviamo. “I leader europei sono chiamati ad una sfida senza precedenti. Se non saremo in grado di vincerla diventeremo la colonia di paesi stranieri. Quando il presidente francese Macron evidenzia la necessità di un esercito comune europeo, esprime la presa di coscienza che l’Europa è destinata a essere schiacciata dalle altre grandi potenze se non saprà ritagliarsi un proprio ruolo. A ciò si aggiunge un eccesso di regolamentazione che rema contro l’efficienza. Se sul Recovery Fund dobbiamo decidere in ventisette, è difficile andare lontano. In democrazia i processi decisionali funzionano a maggioranza, e i paesi con maggior peso economico devono pesare di più”.
Mario Draghi potrebbe essere una “riserva della Repubblica”? “In generale, Draghi è un asset per il paese, ha competenze e un set di relazioni internazionali che nessuno può mettere in discussione”.
È tempo di superare le sanzioni contro la Russia? “I rapporti con la Russia rappresentano un tema storico e geopolitico che chiama in causa l’Alleanza atlantica, con la Russia non c’è competizione economica. Le tensioni attuali andrebbero superate con un allineamento geopolitico che si fondi sul rispetto di alcune norme comuni, ciò sarebbe auspicabile perché l’Italia e l’Europa intera ne trarrebbero enormi vantaggi. Il percorso graduale di uscita dalle sanzioni consentirebbe di instaurare rapporti più forti con un paese ricco di materie prime. Dobbiamo uscire da questa zona grigia per individuare un percorso comune. Temi vitali che riguardano non solo l’utilizzo di armi nucleari ma anche le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, se non affrontati nel quadro di una regolamentazione comune, rischiano di avere effetti catastrofici per l’umanità”.
L’automotive è tra i settori più colpiti: lei ha detto che Pirelli ne uscirà diversa e più forte. “In questo periodo complesso abbiamo accelerato moltissimo sulle tecnologie: dallo sviluppo di modelli matematici, senza dover andare in pista a provare pneumatici, fino alla gestione delle attività quotidiane tramite le teleconferenze. Nell’affrontare la pandemia abbiamo messo a frutto molto dell’esperienza maturata in Cina mettendo al primo posto la salvaguardia della salute e la sicurezza delle fabbriche”.
Nel Piano nazionale di ripresa e rilancio che sta prendendo forma, una delle missioni è dedicata proprio alla mobilità sostenibile in vista degli obiettivi europei di neutralità climatica. “Da molti anni il rispetto dell’ambiente per ridurre le emissioni di Co2 è una priorità di Pirelli. Noi produciamo pneumatici che arrivano alla casa auto e poi al consumatore al quale garantiamo un doppio impegno volto sia a ridurre l’impatto ambientale che a migliorare costantemente le caratteristiche dei nostri prodotti. Gli offriamo benefici tangibili: dal minor consumo di carburante alla maggior durata delle batterie per chi possiede l’auto elettrica”.
Lei è stato recentemente assolto in via definitiva nella vicenda Kroll, dopo aver rinunciato alla prescrizione. Com’è la vita da imputato? “Ho avuto la fortuna di assistere in vita al pronunciamento della sentenza, sono ufficialmente innocente. I tempi lenti della giustizia italiana sono una priorità che andrebbe inserita in un progetto di riforma di un sistema che costa molto caro al paese: in tutti gli indici di competitività noi siamo agli ultimi posti per il nostro sistema giudiziario”.
Tra le persone della sua generazione c’è un messaggio di speranza che talvolta manca tra i più giovani. “Noi siamo figli di genitori che hanno vissuto una o due guerre mondiali, che hanno impiegato tutte le proprie energie per costruire, molti di loro hanno inventato di sana pianta aziende senza le quali non ci sarebbe stato il benessere economico di cui tutti noi abbiamo goduto. All’epoca c’era un racconto diverso, l’esortazione ad emulare il successo altrui, il sacrificio, l’abnegazione, il rispetto delle regole senza bisogno di ricorrere a un giudice perché più forte e temuta era la sanzione sociale. Oggi l’ascensore sociale sembra rallentato, prevale la paura del futuro, ma è quantomai necessario ritrovare il filo della speranza che ci lega tutti. Ognuno deve sentire il dovere di rimboccarsi le maniche per trovare occasioni e opportunità, in un grande paese come l’Italia nessuno può restare indietro”.