300 sono gli esperti che Palazzo Chigi ha deciso di dedicare al comitato esecutivo del Recovery Fund. I team così ‘corposi’ nella gestione delle urgenze dell’agenda del Paese sono ormai una ricorrenza: 12 gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico del ministro della Salute Speranza, 39 quelli del commissario anti-Covid Arcuri, 76 gli esperti chiamati all’Innovazione dal ministro Pisanò e 22 dalla task-force di Colao.
I 300 tecnici del Recovery Fund saranno poi coordinati dal ‘comitato esecutivo-struttura di missione’, a sua volta composto da sei tecnici.
È ormai prassi comune quella di istituire degli eserciti di esperti dai compiti indefiniti “perché la task-force nasconde il vuoto di idee, surroga il coraggio, copre l’obiettiva debolezza del potere, fa finta di rivolgersi alla società civile e scuda la classe di governo da eventuali grane”, afferma Filippo Ceccarelli su Repubblica.
Al contrario c’è chi afferma che la vera governance è quella in mano ad un solo uomo. Benedetto Croce ritiene che le uniche commissioni funzionanti sono quelle “i cui componenti sono di numero pari inferiore a 1”, o Romano Prodi che affermò che «Dopo tanti anni di governo ho imparato che un cammello è un cavallo disegnato da una commissione”.
Ma ancora le super commissioni ci sono state quando il ministro Azzolina voleva ristudiare l’esame di maturità con 123 esperti al seguito o Giuseppe Conte che convocò gli Stati Generali per ripensare l’Italia. La prassi della non-governance continua.