Il colosso dei cartoni animati ha fatto sapere che a fine anno dovrà lasciare a casa 32mila dipendenti dei suoi parchi a tema, 4.000 in più delle previsioni fatte a fine settembre.
Il taglio sarà esecutivo nella prima metà dell’anno fiscale iniziato ad ottobre ed è dovuto ai drastici cali di tutti i business della multinazionale, dall’affluenza dei turisti nei parchi divertimento all’industria cinematografica. Al 30 settembre aveva registrato un calo di 2,8 miliardi di dollari a fronte di un guadagno di 10,4 miliardi dello scorso anno.
Con le nuove restrizioni dovute al Coronavirus, i parchi del Nord America, Asia ed Europa sono stati chiusi da marzo a maggio. In seguito hanno riaperto solo quelli di Shangai e della Florida. Sia California Adventure che Disneyland rimarranno con i cancelli chiusi per tutto il 2020. In Europa, a Parigi, EuroDisney ha dovuto chiudere anticipatamente a ottobre.
I tagli coinvolgono oltre il 67% di lavoratori part-time e rischiano di avere ripercussioni sulle altre società del gruppo quotate. L’attività di Disney pesa sul fatturato della multinazionale per il 37% (69,6 miliardi del fatturato generale).