Dopo 800 giorni di prigionia, la ricercatrice australiana dell’Università di Melbourne è stata liberata. Ha trascorso gli ultimi anni nelle carceri di Evin e Qarchak, accusata di spionaggio. Nel 2018 era arrivata a Teheran per una conferenza ed è stata fermata dalla polizia con l’accusa di lavorare per Israele. Era caduta nella trappola dello scambio di ostaggi portata avanti dall’Iran per riportare in patria i suoi cittadini detenuti all’estero.
La liberazione di Moore-Gilbert avviene dopo che avevano tentato di estorcere da lei una confessione che non ha mai fatto in quanto si è sempre dichiarata innocente. Insieme a lei sono stati liberati recentemente altri prigionieri. Tra questi il ricercatore francese Roland Marchal in cambio di un ingegnere iraniano ricercato dagli Stati Uniti per aver violato le sanzioni americane. O ancora è stato liberato il veterano americano dopo essere stato accusato di insulti all’iraniano Khamenei.
Una spinta alla liberazione dei prigionieri è stata data da Donald Trump che vuole riportare a casa altri tre ostaggi americani prima della fine del suo mandato.