Mentre il G20 si terrà domani con la presidenza dell’Arabia Saudita, Lina Al-Hathloul, 25 anni, lancia un appello per riaccendere un faro sulla storia della sorella Loujain, in carcere dal 2018 e di cui non si hanno notizie da fine ottobre.
Sette anni fa era rientrata a Riad, il padre la attendeva all’aeroporto e aveva deciso poi di farla guidare, in un momento in cui alle donne ancora non era consentito, lo sarebbe stato solo dopo un mese dalla sua incarcerazione.
Per questo dal 15 maggio 2018 (dopo una primo periodo in carcere e poi due mesi di libertà condizionata), è in una cella, senza esserne mai uscita. Nell’agosto del 2019 le è stato proposto di uscire a patto che firmasse (e andasse poi in televisione a dirlo pubblicamente) un foglio che attestava che non aveva subito nessun tipo di violenza o abuso. Ovviamente non era stato così, la sorella Lina afferma che Saudal-Qahtani, il consulente vicino alla corte di MBS, è stato uno dei suoi torturatori.
Lina e Loujain hanno ricevuto un’eduzione europea e occidentale, avendo frequentato la scuola francese per impegni lavorativi del padre. La loro è anche una formazione saudita, non si ritengono ribelli. Ma con Mbs la situazione dell’Arabia Saudita è peggiorata, ancora più persone vengono chiuse in carcere e torturate senza diritto ad un processo.