Il Covid-19 e annessa comunicazione ci ha abituato a pensare ai nonni come la fascia più fragile e i giovani, più attivi ed irrequieti, come “gli untori” dei più anziani.
Nonni e nipoti, due generazioni divisi da una pandemia. I più giovani sono affamati di vita, vogliono uscire, conoscere, imparare. Rinchiuderli in casa è come estraniarli dalla loro natura di animali sociali, ancor di più a questa età vogliono mangiarsi quel palco chiamato vita.
I nonni hanno già vissuto i loro eccessi e i loro successi, hanno già assaporato una grande parte del loro percorso.
La volontà di vivere dei giovani sembra andare a discapito di quella dei più anziani, ma i giovani non devono essere considerati gli untori, “la frenesia dei giovani non si concilia con l’incolumità di dei vecchi”, afferma Michele Serra su Repubblica.
Bisogna sfatare il mito che i giovani siano depressi per colpa dei nonni che impongono loro di restare a casa, sono tristi perché hanno perso le loro abitudini su cui hanno fino ad ora basato le loro certezze. È altrettanto da scardinare il mito che i nonni muoiano per colpa dei loro nipoti indisciplinati, muoiono perché per la loro età sono essere più fragili.
Nonni e nipoti, due generazioni non così poi divise da una pandemia.