Mentre in Italia e in tutta Europa si è alle prese con la seconda ondata di Coronavirus, c’è una parte del mondo dove il virus sembra ora contenuto e non impazza come in primavera. Si tratta dell’Estremo Oriente, con Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia ma anche Australia e Nuova Zelanda.
Se in Cina si è arrivati a 22 casi al giorno, stando ai numeri del Governo che però non sono ritenuti affidabili, il Giappone ha registrato ieri 699 casi, la Corea del Sud solo 61 e la Thailandia solo 5.
In un Paese come il Giappone, un ruolo fondamentale lo ha giocato l’abitudine di utilizzare la mascherina, anche prima della pandemia. Viene usata da sempre per proteggersi da raffreddori e allergie. Ma ancora più importante è il concetto di “cluster di trasmissione”. Si parte dall’assunto che pochi gruppi hanno una alta contagiosità e si interviene in modo chirurgico e mirato, isolandoli. Il sistema di tracciamento è di tipo retrospettivo, si vanno a ricostruire i movimenti e i contatti dell’individuo andando molto indietro nel tempo.
Anche la Corea del Sud, dopo una prima fase di grande diffusione del virus, sembra ora averlo arginato grazie alle politiche di tracciamento che utilizzano le tecnologie e i big data. Non solo tramite app, ma anche sfruttando le tracce di carte di credito o videocamere dei luoghi pubblici per ricostruire i contatti delle persone positive.