Nell’undicesimo dpcm il premier Conte ha dato un ultimatum a palestre e centri fitness. Ancora una settimana per adeguarsi alle normative anti-Covid e per scongiurare una nuova chiusura fino a data da destinarsi.
I gestori dei centri rivendicano, però, tutte le spese che hanno gravato sul bilancio aziendale per prevedere termoscanner, plexiglass separatori tra gli attrezzi, spray per sanificare.
Le nuove misure sono un “lockdown a nostre spese”, afferma a La Stampa il titolare di quattro centri fitness per Milano. Nella sua palestra, ogni cliente deve prenotarsi per accedere, ha diritto a massimo due ore di permanenza, che si riducono ad un’ora e mezza nel weekend, non può muoversi da un tapis roulant all’altro senza mascherina.
Gli fanno eco altri gestori di centri fitness tra cui Livio Leardi, titolare di 10 palestre a Milano. Prima della pandemia, contava 40mila iscritti che oggi si sono ridotti a 26mila. Il 2020 si chiuderà con una perdita del 50% rispetto al 2019. 120mila euro sono già stati spesi per adeguarsi alle normative.
Gli sportivi lamentano un eccesso di controllo nelle sale delle palestre. Un rigore che non si ritrova poi, per esempio, sui mezzi pubblici.