FINANZA

FMI rivede al ribasso la crescita dell’Italia, +0,4% nel 2025

Donald Trump ha detto che “alla fine ridurrà i dazi sulla Cina ma non a zero”. Il Presidente americano ha ammesso, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, che gli effetti negativi dei dazi si sentiranno per un po’ negli Stati Uniti. (Ansa)

“Stiamo andando molto bene. Vedo che il mercato azionario è cresciuto, ma questo è un periodo di transizione, e ci vorrà un po'”, ha affermato il tycoon. I dazi di Donald Trump frenano l’economia mondiale, sulla quale dominano rischi al ribasso. Il Fondo Monetario Internazionale taglia le stime per quest’anno e il prossimo e dalla sforbiciata generalizzata non si salva neanche l’Italia. Il Pil del Belpaese è previsto crescere nel 2025 dello 0,4%, ovvero 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio, e nel 2026 dello 0,8% (-0,1 punti). Il rallentamento è accompagnato da un aumento del rapporto debito-pil: nel giorno in cui l’Istat ha notificato all’Ue i conti italiani (135,3% debito e 3,4% deficit nel 2024), il Fondo ha previsto un aumento del debito quest’anno al 137,3% dal 135,3% del 2024. Il prossimo anno invece si attesterà al 138,5%, con un deficit in calo al 2,8% dal 3,3% del 2025 e un tasso di disoccupazione al 6,7%.

Il rallentamento italiano arriva in un quadro generalizzato di debolezza dovuto alla guerra commerciale avviata da Trump, di cui gli Stati Uniti pagheranno un prezzo non indifferente. Gli esperti di Washington hanno tagliato le previsioni per gli Usa all’1,8% quest’anno e all’1,7% il prossimo. E hanno avvertito: i rischi di una recessione sono “significativamente aumentati” e, ormai, sono intorno al 40%. Il Fondo ha anche difeso la Fed e la sua politica monetaria, sotto attacco del presidente americano che da giorni chiede a gran voce a Jerome Powell di tagliare i tassi di interesse. Ripetendo che l’indipendenza delle banche centrali è un “caposaldo”, il capo economista del Fmi Pierre-Olivier Gourinchas ha spiegato che la Fed ha ragione nel mantenere i tassi fermi e vedere quale sarà l’impatto dei dazi.
“Una escalation delle tariffe potrebbe causare un ulteriore rallentamento della crescita”, ha osservato. E’ scesa in campo per Powell anche la presidente della Bce Christine Lagarde: “ho un immenso rispetto per il lavoro che fa, per la sua lealtà e per la sua disciplina”. A chi le chiedeva, durante un’intervista a Cnbc, un commento su un possibile tentativo dell’amministrazione Trump di rimuovere il presidente della Fed e l’effetto che questo avrebbe sui mercati, Lagarde ha risposto secca: “Mi auguro che non accada, mi auguro che non sia un rischio”.

Per Eurolandia la presidente della Bce non vede una recessione. Mentre l’indice di fiducia dei consumatori dell’area euro cala ai minimi da 18 mesi, le stime del Fmi indicano una frenata della crescita, con il pil in aumento di meno dell’1% quest’anno, per l’esattezza a +0,8%, per poi accelerare all’1,2% nel 2026. La “crescente incertezza e i dazi sono i principali fattori della crescita contenuta” di Eurolandia quest’anno, ha certificato il Fondo tagliando a zero la crescita della Germania nel 2025, e rivedendo al ribasso anche le stime per Francia e Gran Bretagna. A pagare un prezzo salato è anche la Cina, il pil cui è stato abbassato al 4% per quest’anno e il prossimo. “I colloqui” per un accordo sui dazi con Pechino procedono “molto bene”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, sottolineando che l’amministrazione è vicina a diversi accordi sulle tariffe con vari paesi. “Abbiamo ricevuto 18 proposte nero su bianco”, ha spiegato. Secondo indiscrezioni, intese con il Giappone e l’India sarebbero vicine, anche se per i dettagli di un accordo finale ci vorranno mesi.
L’economia mondiale è in una “fase critica” con l’incertezza che ne mette alla prova la resilienza, ha spiegato il Fmi annunciando una revisione al ribasso della crescita mondiale al 2,8% nel 2025, ben sopra quindi i livelli di una recessione. “Il sistema che ha governato per 80 anni è soggetto a un riassetto” e l’economia “sta entrando in una nuova era”, ha aggiunto esortando i governi a rimuovere l’incertezza e ripristinare la stabilità delle politiche commerciale. C’è bisogno di “un sistema commerciale chiaro e prevedibile, che affronti le lacune di lunga data nelle regole commerciali internazionali”, è stato il monito lanciato dagli esperti di Washington. A preoccupare non è solo lo stato dell’economia ma anche la stabilità finanziaria: i “rischi sono significativamente aumentati”, ha detto il Fondo. Alle stime dell’istituto comunque non tutti guardano come un faro, ricordando in molte occasione le previsioni del Fmi si sono rivelate sbagliate. Nonostante questo la speranza è che, questa volta, il Fondo abbia ragione e che una recessione possa essere evitata.

Redazione

 

 

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