Le crisi geopolitiche che sono state il driver dei prezzi all’insù del petrolio nel recente passato (Ucraina, Medio Oriente, Iran e Stretto di Hormuz) lasciano per il momento il posto a un solo grande mover: la crescita mondiale attesa. Minata, ça va sans dire, dalla guerra commerciale messa in atto da Trump (e sospesa per 90 giorni) che porta all’ingiù anche i prezzi del greggio. Con un doppio risvolto (uno apparentemente positivo e uno decisamente negativo): prezzi dei carburanti al ribasso, volatilità eccessiva per gli investimenti sul petrolio. (Sole 24 Ore)
«La discesa di Wti e Brent – spiega Gian Marco Salcioli, strategist per Assiom Forex – è avvenuta in modo massiccio dopo il 2 aprile e l’annuncio di dazi universali (e nonostante il forte rimbalzo recente) con una discesa quasi del 15% in una sola settimana e del 23% dai massimi del 2025, tornando a livelli che non si vedevano dall’inizio del 2021. La combinazione di un’offerta in crescita e di una domanda stagnante potrebbe portare a un surplus significativo nel mercato petrolifero, esercitando ulteriore pressione sui prezzi».
Il Brent giovedì 10 aprile scambiava a circa 64 dollari al barile. «I titoli petroliferi – dice Marco Midulla, Head of mutual funds di Symphonia Sgr – hanno rimbalzato mediamente del 6%, dopo essere stati colpiti in modo particolarmente marcato a causa del potenziale impatto dei dazi sul tasso di crescita globale, alimentando aspettative di una diminuzione della domanda di petrolio e quindi di un eccesso di offerta. L’Opec immetterà a maggio, giugno e luglio 14 milioni di barili aggiuntivi rispetto a quanto annunciato in precedenza. È un contesto che porta a un aumento della volatilità, ma è ancora troppo presto per comprendere l’impatto dell’attuale contesto geopolitico sulla domanda globale di petrolio».
«La situazione – stima Hannes Loacker, gestore azionario mercati sviluppati di Raiffeisen capital management – rimarrà molto volatile. Sconsigliamo di investire in strumenti che seguano direttamente l’andamento del prezzo del petrolio, poiché l’investitore rischia di subire perdite dovute al contango, prevalente nei mercati a termine (che si verifica quando il prezzo di un contratto future su una materia prima è superiore al prezzo attuale di mercato). Per un investitore retail è preferibile utilizzare i fondi azionari, che riducono significativamente il rischio specifico delle singole società grazie a un’ampia diversificazione».