Il governo è intervenuto per fronteggiare i rincari. Ma dietro le quinte rimane la frattura tra energivori e società elettriche sulla riforma
dei meccanismi che regolano il mercato. Il prezzo dell’energia elettrica rappresenta un importante fattore di competitività per le imprese. In Italia è strutturalmente più alto in confronto agli altri paesi europei. Ciò dipende dal modo in cui si forma tale prezzo sul mercato, troppo legato al prezzo del gas e della CO2. Questo legame crea anche uno svantaggio competitivo per l’intera UE rispetto ad altre economie. Sono state proposte delle alternative, ad esempio il prezzo unico europeo o una riforma del mercato elettrico. Tra le fonti, i costi dell’elettricità prodotta dal solare e dall’eolico non sono più tanto alti. Una loro maggiore quota nella generazione elettrica potrebbe attenuare i costi dell’energia, e giovare all’ambiente. (Repubblica)
Cosa può fare il sistema per contenere i prezzi verso imprese e famiglie?
«In modo responsabile gli operatori stanno facendo la loro parte, ad esempio con la politica del prezzo fisso. In Italia il prezzo dell’energia dipende molto dal gas, di conseguenza paghiamo sia la volatilità di prezzo di questa materia prima, che l’azione speculatrice sulla Borsa di Amsterdam da parte di operatori finanziari e non industriali. Un intervento diretto da Bruxelles per ridurre il livello di speculazione dei trader finanziari aiuterebbe certo a far scendere i prezzi», lo ha dichiarato Luca Del Fabbro, presidente di Iren.
Disaccoppiare il prezzo della luce da quello del gas è impossibile: «Chi ne parla non conosce bene il mercato. Farlo vorrebbe dire separare l’Italia dal resto del mercato europeo. Strada difficile da praticare», ha concluso Del Fabbro.