Negli ultimi dieci anni il valore ipotetico di mercato delle grandi aziende del made in Italy è quasi raddoppiato. Duecento fra le maggiori imprese delle «quattro A» — Alimentare, Abbigliamento, Arredamento, Automazione, 50 società per settore — sono passate da un enterprise value (Ev, il valore d’impresa) stimato di 225,4 miliardi nel 2014 a quasi 400 miliardi (397,9) nel 2024: un’impennata del 77%. Il tasso annuo di crescita composto (Cagr) del valore d’impresa è stato forte nei primi cinque anni, dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2019: +8,8%. È rallentato dopo il Covid, cioè, fra il 2019 e il 2024: +2,9% all’anno. Ma resta notevole, il 5,85% all’anno, nel decennio: i «prezzi» delle aziende del made in Italy, se le società andassero in vendita ora, dal 2014 sono lievitati. (Corriere)
E le altre due A? Anche nell’Automazione il valore complessivo stimato è salito parecchio: +79% nei dieci anni, da 89,66 a 160,85 miliardi, con un tasso annuo di crescita composto in aumento costante (+5,1% nel 2014-2019 e +6,9% dopo). Qui pesa, per esempio, Leonardo, con l’impennata degli ordini militari per le guerre.
L’Alimentare ha avuto una crescita più quieta, ritenuta sana malgrado la frenata finale. Nel decennio, il valore stimato del campione di 50 imprese è salito del 25% da 47,22 a 58,91 miliardi. Il tasso annuo di crescita dell’enterprise value è sceso (dal 2,5% del 2014-2019 al’1,9% del 2019-2024); i ricavi sono aumentati in dieci anni del 75% a 53,4 miliardi; il margine operativo lordo in rapporto ai ricavi è stato sempre sopra il 9%.
«Sono stati dieci anni importanti, un periodo complesso che ha visto Covid, guerre, tassi bassi, tassi alti — dice Rovere, che fa parte, fra l’altro, del comitato M&A dell’Aifi e del gruppo di lavoro M&A dell’American Chamber of Commerce in Italy —. C’è stata, in generale, una crescita soprattutto nei primi cinque anni, che poi ha rallentato.
L’alimentare ha registrato un incremento minore, ma costante e più alto dell’inflazione: qui l’Italia continua ad avere la leadership malgrado l’aumento dei costi delle materie prime e i problemi della logistica». Diverso il caso dell’Abbigliamento — la moda — dove qualche osservatore accenna a una bolla. «La marginalità è doppia dell’alimentare e mentre i ricavi sono quasi stabili l’enterprise value è raddoppiato. In dieci anni sono emersi player importanti come Golden Goose, i big francesi hanno fatto acquisizioni, sono lievitati i prezzi dei prodotti. Il settore si sta polarizzando, da un lato l’alta moda e dall’altro il lusso accessibile». Per Rovere, «è un mercato che subirà altre variazioni in termini di aggregazioni, estensione dell’offerta e differenziazione della domanda». Qualcuno si chiede se Kering e Lvmh aggregheranno ancora o se uscirà un protagonista italiano.