Divisa su politiche e fondi, soffocata da una montagna di regolamenti, inseguita dai fantasmi della cibernetica con gli occhi di Stati Uniti e Cina. Nelle cronache dal futuro scritte con l’intelligenza artificiale l’Europa rischia di essere relegata alla stregua di vassalla. (Ansa)
Sempre più sotto pressione, Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron cercano di cambiare le regole del gioco per dare al continente una sovranità tecnologica e farlo competere con le ambizioni dello Stargate da 500 miliardi di dollari promesso da Donald Trump e l’improvvisa fuga in avanti della cinese DeepSeek. La sfida parte dal maxi-vertice sull’Ia ospitato da Parigi il 10 e l’11 febbraio. Nel primo faccia a faccia dal cambio della guardia a Washington, la leader tedesca e il presidente francese hanno concordato lo schema da seguire: affermare i valori europei e difendere i propri interessi anche dalla minaccia dei dazi. Il nord da seguire, delineato nella bussola sulla competitività in arrivo nelle prossime ore, è rappresentato da una svolta industriale e dalla semplificazione normativa.
Sulla lista dei buoni propositi contenuti nel documento programmatico che Palazzo Berlaymont ha redatto cercando di raccogliere il monito “agire o morire” di Mario Draghi spiccano le prime “mega fabbriche dell’IA” per potenziare la capacità di calcolo europea, accessibili a start-up e ricercatori. Finora l’Europa ha brillato soltanto per la sua capacità di regolamentare il rischio, rendendosi pioniera con il Data Act, il Data Governance Act e l’AI Act sui quali tuttavia le sue aziende spesso inciampano. Nessuna capacità invece di sviluppare in-house una propria tecnologia di intelligenza artificiale.