Nel 2024 la bolletta energetica italiana è scesa a 48,5 miliardi (18,6 miliardi in rispetto al 2023, -28%) per via della flessione delle quotazioni internazionali sia del petrolio sia del gas che hanno avuto un impatto positivo su quanto il nostro Paese ha pagato per approvvigionarsi. La stima arriva dal preconsuntivo dell’Unem (l’Unione energie per la mobilità) che è stato illustrato dal presidente Gianni Murano in un briefing stampa al quale ha partecipato anche il direttore generale del Centro Studi di Confindustria Alessandro Fontana. (Sole 24 Ore)
Oltre l’80% di questa riduzione è dovuto, secondo l’associazione, al minore esborso per le forniture di petrolio e gas. In calo anche la spesa per le importazioni di energia elettrica (-26%) e soprattutto quella per i combustibili solidi (-60%). Il peso sul Pil è attorno al 2,2% rispetto al 5,7% del 2022 quando superò i 144 miliardi di euro. Murano ha fornito anche uno spaccato della spesa, con la fattura petrolifera che, nel 2024, è attesa a 21,2 miliardi di euro, con un calo di 7,6 miliardi di euro (-26%) per effetto della riduzione delle importazioni di greggio e delle quotazioni internazionali.
Nel preconsutivo presentato dal presidente dell’Unem, è contenuta una fotografia puntuale del gettito fiscale garantito dagli oli minerali: nel 2024 l’asticella è pari a circa 42 miliardi di euro, in aumento dello 0,9% (+400 milioni di euro) rispetto al 2023, quale risultante tra il maggiore gettito accise (+2,6%, 700 milioni di euro in più) dato dall’aumento dei consumi, in particolare di benzina, e il minore gettito Iva (-2,1%, – 300 milioni) per effetto della discesa dei prezzi.
Secondo il check dell’Unem, che ha esaminato anche la domanda di energia italiana, nel 2024 il fabbisogno si stima sullo stesso livello del 2023, intorno ai 144,3 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), ma inferiore dell’8,7% rispetto al 2019 (-14 Mtep), calo dovuto per oltre l’80% alla decisa flessione del gas (-11 Mtep). Nel periodo 2019-2024 le emissioni di CO2 collegate alla domanda di energia complessivamente si sono ridotte del 15%, non solo per la crescita delle rinnovabili, ma anche per una maggiore efficienza energetica.