Internazionale

Crisi dell’automotive? La Cina è pronta al sorpasso

Così come nell’automotive la Cina ha lanciato veicoli d’avanguardia, è il ragionamento dell’imprenditrice emiliana, adesso sta facendo lo stesso in altri settori. «Prima Pechino guardava all’Europa come a un partner tecnologico, oggi la sta superando in molti settori con aziende che fatturano miliardi — dice Sonia Bonfiglioli —. Spinge su acciaio e macchine utensili ma anche sul biomedicale, sulla robotica di asservimento per gli anziani, sulla diagnostica da remoto. I forti investimenti top-down nella tecnologia, sostenuti dal governo, stanno dando i loro effetti. E vengono al pettine i ritardi dell’Europa che non riesce a fare una politica industriale comune». Se prima la Cina «era la fabbrica del mondo», insomma, con produzioni al servizio dei mercati occidentali, oggi «non copia più, inventa» e può «superare l’Europa sul piano qualitativo». (Corriere della Sera)

Parlare di contromosse, in questo contesto, per Bonfiglioli «è riduttivo». Non resta che prepararsi al cambiamento e per l’Italia delle filiere parcellizzate, secondo l’imprenditrice, questo si traduce in tre mosse. Uno, «abbassare il costo dell’energia che sta ancora penalizzando le aziende»; due, «ridurre la sacca dell’evasione e il cuneo fiscale per portare più soldi in tasca alle persone»; tre, «lavorare sulle competenze», non solo dei giovani: «Serve una formazione continua per gli imprenditori», dice la presidente del gruppo iscritto all’Aidaf, l’associazione delle aziende familiari. Una delle strategie è perciò diversificare sia i prodotti sia i mercati di sbocco, puntando sull’India e, in Europa, sulla Spagna in espansione.

Il gruppo bolognese, con i suoi prodotti, è dappertutto. Muove pale eoliche e autobetoniere, argani e cingoli, gru e camion dei rifiuti. Ha clienti come Cnh, Caterpillar e John Deer e lavora anche sulla mobilità elettrica, ma per l’industria: l’automotive è marginale. Sta investendo, soprattutto in tecnologia: 86,5 milioni lo scorso anno (quasi il doppio del 2021) e 180 milioni previsti nel prossimo triennio. Gli affari risentono, però, oltre che dell’aumento dei costi dell’energia, proprio della contrazione del mercato cinese, dove stanno emergendo campioni alternativi all’Occidente.

Con 17 stabilimenti (di cui sei in Italia) e circa 4 mila 700 dipendenti diretti (5 mila 100 con gli interinali), Bonfiglioli ha chiuso il 2023 con ricavi a 1,311 miliardi (+6,5% dal 2022), comprensivi dell’acquisizione della Selcom di Bologna che produce schede elettroniche e software per settori avanzati come il biomedicale (150 milioni di ricavi e quattro stabilimenti, due dei quali a Shanghai).

Redazione

 

 

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