FINANZA

Crisi del lavoro, in Veneto 900 licenziamenti in più

Il mercato del lavoro del Veneto ha la febbre. Il termometro dell’Osservatorio regionale di Veneto Lavoro, espresso lunedì con un affondo sui settori in crisi all’interno della Bussola, il report a fine ottobre sul mercato del lavoro dipendente in Veneto, dice che i segnali di frenata dei mesi scorsi non erano occasionali e che, in particolare nell’industria, i dati di licenziamenti e ore di cassa integrazione non possono essere equivocati. Soprattutto se la lente si ferma sui quattro comparti meno brillanti, metalmeccanica e automotive, sistema moda, concia, e calzature. (Corriere della Sera)

«Ancora non vediamo una perdita occupazionale vera e propria – è il giudizio generale di Letizia Bertazzon, coordinatrice dell’Osservatorio – ma si notano la riduzione delle cessazioni, che rispecchia la perdita di vivacità del mercato, oltre a qualche tensione in più, fermo restando che permangono le difficoltà sul piano del reclutamento». Detta altrimenti, si è quasi esaurita la fase in cui molti dipendenti si licenziavano per accasarsi l’indomani in aziende che offrivano condizioni migliori e, nel contempo, le difficoltà per le imprese di individuare figure professionali critiche da assumere rimangono accentuate.

Nei numeri generali, il saldo tra ingressi e uscite nei primi dieci mesi dell’anno vale 54.241 posizioni, meno rispetto alle 58.559 dello stesso periodo 2023 ma più che in tutti gli anni precedenti, compreso quel 2019 (50.492) eletto a termine di confronto della situazione pre-pandemia. Rispetto a un anno fa c’è un raffreddamento, cioè, di 4.318 posti, il 5% in meno, 3.508 dei quali sono riferiti a contratti a tempo indeterminato. In tutto ciò, se si isola il macro-settore industria, si vede che il saldo positivo (10.858) è inferiore di 4.536 unità, pari al 30%, rispetto al 31 ottobre 2023. Tra i fattori di questa dinamica, Veneto Lavoro pone in risalto un aumento dei licenziamenti per motivi economici e collettivi, passati dai 6.652 di un anno fa ai 7.569 contati fino ad oggi. Vale a dire 917 in più, +13%, 325 dei quali nei soli segmenti del tessile-abbigliamento, concia e calzature. Nel Made in Italy sono stati 3.131, 251 in più (+8%), nella metalmeccanica 2.293, 285 in più (+14%), e infine 110 nell’automotive, rispetto ai 54 del 2023, comparto, quest’ultimo, al quale l’analisi dedica un focus particolare.

Redazione

 

 

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