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Rinnovabili, in aumento gli investimenti nel 2024 ma attuale quadro normativo frena la crescita

Negli ultimi cinque anni il mercato italiano delle energie rinnovabili è cresciuto in modo significativo, anche grazie ai numerosi progetti finanziati da investitori internazionali. L’Italia ha fissato un obiettivo ambizioso nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec): coprire il 65% del fabbisogno elettrico con energia rinnovabile entro il 2030. Un obiettivo sfidante se si considera che attualmente, la quota in Italia è pari al 36,8%, ancora lontana da quella di altri Paesi europei come la Spagna (52%), la Germania (50%) e la Francia (27%), che però conta sul nucleare. L’Italia avrebbe tutte le potenzialità per raggiungere questo obiettivo, alla luce dei trend di crescita della potenza rinnovabile installata, ma è destinata a scontrarsi con l’attuale quadro regolatorio. (La Stampa)

Dall’inizio dell’anno, sono stati installati in Italia quasi 5 GW, un risultato incoraggiante, anche se siamo ancora lontani dagli 8 GW annuali necessari per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030. Questo traguardo è frutto degli investimenti compiuti negli ultimi anni, in gran parte attribuibili agli investitori internazionali. L’attuale quadro normativo rischia di rendere gli iter autorizzativi ancora più lunghi e complessi con un conseguente rallentamento degli investimenti e ripercussioni sulla capacità installata che diventeranno evidenti a partire dal 2026. È quanto emerso questa mattina a Roma all’Italian Renewables Investment Forum 2024, l’evento, organizzato da Green Horse Advisory e Althesys al Museo Maxxi, che ha raccolto i maggiori investitori nazionali e internazionali del mondo delle rinnovabili.

Nel 2023 sono stati registrati 80,1 miliardi di euro di investimenti per 1.180 operazioni (+23% rispetto all’anno precedente), per una potenza di 50,9 GW (+31%) – fonte IREX – , che testimoniano il forte interesse degli investitori per il mercato italiano delle rinnovabili. Tra le numerose tendenze emerse si scorgono segnali positivi per fotovoltaico e agrivoltaico, che da soli costituiscono oltre la metà della potenza (56%), un boom delle iniziative che riguardano i sistemi di storage in modalità sia stand alone sia abbinati, ma anche una forte crescita dei progetti di eolico offshore.

Sul fronte autorizzativo (permitting), il settore si trova in una situazione di “attesa” sia per capire come si muoveranno le Regioni nell’attuazione del DM Aree Idonee, sia per valutare quale sarà il destino del solare a seguito dei divieti introdotti dal DL Agricoltura. Gli investitori internazionali stanno guardando all’Italia con grande attenzione e si aspettano segnali positivi dal Governo il prima possibile. È urgente anche l’attenzione verso i prezzi: l’Italia è il paese dove l’energia costa di più in Europa, conseguenza dell’elevata dipendenza dal gas. Da più parti è stato evidenziato come un deciso aumento delle rinnovabili nel mix energetico italiano sia la risposta più adeguata perché questo primato negativo si riduca, a beneficio del sistema industriale e dei privati cittadini.

Il settore soffre per la mancanza di un contesto regolatorio stabile nel tempo e coerente con la strategia energetica nazionale, a partire dagli obiettivi che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2030. I decreti Agricoltura ed Aree Idonee, tanto attesi, ora rischiano di rallentare – se non bloccare – le installazioni (soprattutto il fotovoltaico), mentre i provvedimenti che potrebbero favorirle sono ancora in fase di definizione. Ritardi permangono anche sull’avvio del decreto FER X che è ancora oggetto di confronto con Bruxelles. È in discussione anche il Testo Unico Rinnovabili, concepito per mettere ordine nei processi autorizzativi ma che sembra lontano da riuscire a semplificare gli iter. Le uniche note positive – è emerso dai lavori – riguardano la pubblicazione dello schema di incentivazione FER 2 per le rinnovabili innovative (e di cui si aspettano le regole operative del GSE) e l’impugnazione da parte del governo della moratoria della regione Sardegna che ha sospeso per 18 mesi i processi di autorizzazione e fermato la costruzione di impianti già avviati.

Redazione

 

 

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