In un contesto di crescente competitività internazionale, il made in Italy conferma la sua dinamicità e resilienza, fondata soprattutto su qualità, innovazione, contenuto tecnologico e creativo. Lo confermano i dati del Terzo Rapporto Innovazione Italia, presentato ieri a Lecco da Assoconsult e realizzato dal centro studi di Confindustria, con il contributo del centro studi del Sole 24 Ore, che ha curato nello specifico la parte dedicata alle aziende quotate.
Se infatti quasi tutti i principali Paesi esportatori hanno registrato nel decennio 2012-2022 una contrazione delle proprie quote di mercato (con l’eccezione della Cina che ha segnato un +2,7%), l’Italia ha registrato una tenuta maggiore, con una flessione dello 0,8%, contro il -1,8% della Germania, il -0,9% della Cina o il -3,7% del Giappone. Oggi il nostro Paese è al sesto posto a livello mondiale per valore delle esportazioni, ma nei primi sei mesi del 2024 ha raggiunto il quarto posto per numero di mercati verso cui vende i propri prodotti.
«In questo momento storico, per l’Italia difendere o addirittura accrescere la propria quota di esportazioni sui prodotti ad elevata qualità è più importante che mai – osserva Alberto Antonietti, vice presidente di Assoconsult -. Se riuscissimo a raddoppiare l’impegno in innovazione, obiettivo assolutamente perseguibile, potremmo ottenere un aumento del 30% dell’export nel breve periodo». L’elemento qualitativo – frutto di ricerca e innovazione – è quello che consente e consentirà alle aziende italiane di mantenere o rafforzare le proprie posizioni: lo dimostra il fatto che, mentre la quota dell’export mondiale dell’Italia ha subito un ridimensionamento del 25% circa tra il 2002 e il 2022, passando dal 4,6% al 3,2%, per i beni con qualità percepita uguale o maggiore al 75esimo percentile della distribuzione il calo è stato molto meno evidente, dal 4,7% al 4,2%.