Economia

Le “imprese rosa” vanno a gonfie vele, il 15% sono guidate da straniere

I numeri dicono, infatti, che a Roma vi sono ben 97.136 aziende guidate da donne, 21,8% del totale delle imprese (a Milano sono 66.448). Anche se rispetto al 2022, sono diminuite di 494 unità (-0,5%). I dati, però, dicono anche che le imprese femminili giovanili sono 10.285 (10,6% del totale, mentre quelle a conduzione straniera sono 14.966 (15,4% del totale delle imprese femminili), e vanno decisamente bene, perché sono quelle più in crescita, anzi le uniche: rispetto al 2022, infatti sono aumentate di 318 unità. Inoltre le imprese artigiane femminili giovanili a conduzione straniera sono 248 (2,3% delle imprese artigiane femminili). (Corriere della Sera)

Sono per lo più aziende artigianali non grandi, ed anche quelle a conduzione straniera hanno caratteristiche simili all’imprenditoria al femminile romana: si occupano principalmente i servizi alla persona (40%), pulizia e giardinaggio (18,5%), turismo e riparazioni (5%) mentre, soprattutto nell’artigianato, a crescere di meno sono manifattura e attività artistiche. Pur se l’imprenditoria artigiana guidata da donne va bene e cresce, «continuiamo ad aver bisogno di politiche per combattere le disuguaglianze di genere e di maggiori risorse a sostegno della conciliazione vita-lavoro per aumentare la partecipazione delle donne ad attività imprenditoriali», afferma il presidente della Confartigianato Andrea Rotondo che analizzando , infatti, la dinamica relativa all’occupazione indipendente femminile in Italia, spiega: «Considerando il periodo 2019-2023, dobbiamo ancora recuperare 59 mila lavoratrici indipendenti (da 1 milione 669 mila a 1 milione 610 mila). Considerando invece esclusivamente il Lazio, pur se emergono 10 mila lavoratrici indipendenti in meno, rapportando il periodo 2019-2022, la situazione è decisamente cambiata nel 2023, perché sono state recuperate, ritornando ai livelli del 2019 con un totale di 167 mila unità».

Quanto alla crescita, inoltre, di aziende a conduzione straniera, secondo la Confartigianato, «il sistema delle micro e piccole imprese si qualifica sempre più come determinante fattore di integrazione. È però tuttora molto alto il numero di stranieri che accede a percorsi imprenditoriali tramite contatti e conoscenze di connazionali o subentrando in attività già avviate». Per questo, secondo Rotondo, «Regione, Camera di Commercio e associazioni di categoria non possono non individuare le priorità e le azioni necessarie per farle crescere , partendo dall’accessibilità ai finanziamenti, al superamento delle barriere burocratiche e culturali». Per questo le nostre associazioni, oltre ad erogare quei servizi dedicati come l’avvio d’impresa – aggiunge – l’accesso al credito e la formazione professionale e obbligatoria, devono anche sensibilizzare le comunità territoriali sull’opportunità di far emergere il sommerso, disegnando percorsi e strumenti condivisi».

Redazione

 

 

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