La data da cerchiare in rosso è fine luglio. Quando, a meno di ulteriori slittamenti, dovrebbe essere finalizzata la strategia nazionale sull’idrogeno messa a punto dal tavolo tecnico interministeriale voluto dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin , con l’obiettivo di valorizzare le potenzialità nazionali in termini di produzione di idrogeno e di sviluppare la filiera collegata. Si tratta di un passaggio molto atteso dal settore poiché gli ultimi tentativi di indicare una rotta su questo fronte risalgono al governo Conte II quando, con l’allora ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli , furono elaborate delle linee guida ad hoc a fine 2020.
Da sola non basta, ma sempre più governi le riconoscono un ruolo chiave. L’Italia gioca un ruolo di primo piano con il progetto di realizzazione, a Ravenna, di uno dei siti di stoccaggio della CO2 più grandi del mondo.
Come sottolineato dall’Agenzia internazionale dell’energia, la via prioritaria per decarbonizzare resta la riduzione nella produzione e nell’uso di combustibili fossili e la parallela crescita delle energie rinnovabili.
Di conseguenza, la CCS non deve essere considerata una opzione per mantenere lo status quo negli attuali livelli di consumo di petrolio e gas naturale. Basandosi esclusivamente su questa tecnologia, sarebbe infatti necessaria la cattura di 29 miliardi di tonnellate metriche di CO2 entro il 2050 per limitare l’aumento della temperatura della superficie terrestre a 1,5 °C. Un dato ritenuto inconcepibile, pari a 66mila volte la capacità di cattura globale prevista al 2030.