Tra apocalittici e tecno-entusiasti esiste una “terza via”, quella proposta da chi si impegna affinché le applicazioni basate sull’intelligenza artificiale generativa e conversazionale siano progettate e adoperate non solo in base ai contenuti tecnicI ma tenendo delle loro ricadute sociali. (Ansa)
Questo è lo scopo della serie di incontri mensili di riflessione “Intelligenza artificiale e lavoro. Come cambia, come dobbiamo cambiare noi.”, che la Fondazione Pensiero Solido sta proponendo dal mese scorso.
Quali sono le paure che dobbiamo affrontare e quali le opportunità che dobbiamo cogliere per usare l’intelligenza artificiale generativa
e conversazionale in modo adeguato
nell’ambito del lavoro?
A questi interrogativi daranno risposta gli ospiti del secondo incontro di studio, che avrà luogo lunedì prossimo, 10 giugno, alle 17.30 al Cefriel, a Milano.
“Il nostro obiettivo – dice Antonio Palmieri, fondatore e presidente della Fondazione Pensiero Solido – è di aiutarci a capire cosa sta accadendo, cosa accadrà in futuro, come possiamo essere protagonisti e non follower nell’era dell’intelligenza artificiale. Lo raggiungeremo tramite questa serie di incontri, nei quali proponiamo una pluralità di esperienze e punti di vista, utili a indicare la modalità migliore per vivere “solidamente” questo tempo inedito nella storia dell’umanità. Siamo di fronte in primo luogo a una rivoluzione culturale, che impatta sulla nostra umanità, sull’economia, sulla geopolitica, sull’ambiente. Per questo motivo l’intelligenza artificiale generativa e il suo impatto sulla società sono cose troppo importanti per lasciarle in mano esclusivamente ai tecnici.”.