Parliamo di lavoro, tema che resta al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani. L’ultimo rapporto dell’Istat, l’Istituto che ogni anno fornisce con i suoi dati il quadro della salute dell’Italia in tutti i campi, fornisce un’immagine in controluce. Continua a crescere l’occupazione, soprattutto quella a tempo indeterminato. Purtroppo è in salita anche il lavoro povero, quello che non permette al lavoratore di rispondere col suo stipendio a tutte le esigenze della famiglia. Le retribuzioni perdono terreno e la produttività del lavoro continua a ristagnare. E il lavoro femminile è sempre bistrattato. (Libero Quotidiano)
Partiamo dagli occupati: nel biennio 2022-2023 il loro numero è cresciuto a ritmi sostenuti, più 1,8% in entrambi gli anni. A trainare sono stati i servizi e le costruzioni, e in quest’ultimo settore l’occupazione è aumentata del 16,2%, il tutto favorito dai generosi bonus edilizi introdotti. Crescono gli occupati, dunque, il tasso di occupazione è oggi del 61,5%, in crescita rispetto agli anni precedenti, ma rimaniamo sempre quasi 16 punti distanti dalla Germania! È salita anche la quota di occupati part-time, ma più della metà dei lavoratori a tempo parziale vorrebbe lavorare di più e guadagnare di più: insomma, meglio mezzo lavoro e mezzo stipendio che niente, ma quand’è che arriva un’occupazione seria a tempo pieno e un contratto a tempo indeterminato?
Il salario è troppo spesso insufficiente a coprire il fabbisogno delle famiglie, pensate che negli ultimi 10 anni il potere d’acquisto delle retribuzioni è diminuito di quasi il 5%, mentre l’inflazione è aumentata, a volte a ritmi galoppanti. Secondo l’Istat, che tira le somme di tutti questi dati, abbiamo una quota alta di persone che lavorano ma, nonostante questo, sono a rischio povertà: è l’11, 5% mentre nell’UE è l’8,5%.
A costoro vanno aggiunti i poveri assoluti, cioè coloro che sono disoccupati, non percepiscono reddito e vivono solo di scarsi sussidi: si calcola un totale di 2 milioni 235mila famiglie e 5 milioni 752mila individui in povertà. Dentro questi dati, la condizione delle donne rimane ancora più difficile, con stipendi più bassi del 30%: la parità sul lavoro è ben lontana purtroppo.