Il Paese più attrattivo per lavorare all’estero è l’Australia. A rivelarlo è l’ultimo studio di Boston Consulting Group che sottolinea come a livello globale un professionista su quattro (23%) abbia cercato attivamente lavoro in altri Paesi. In cima alla classifica delle mete più ambite troviamo l’Australia, un primato che nelle precedenti rilevazioni nel 2014 e nel 2018 era stato degli Usa e, nel 2020, del Canada. Guidano la classifica i paesi di lingua inglese e con economie forti: all’Australia seguono Usa, Canada e UK. Tra i Paesi europei spiccano Germania e Svizzera, in Asia Giappone e Singapore. L’Italia? Fuori dalla top ten al dodicesimo posto. (Corriere)
Tra i motivi che spingono i lavoratori a spostarsi in un Paese emergono due fattori importanti: la qualità della vita e la qualità delle opportunità di lavoro. Fattore su cui non pesa solo lo stipendio ma contano elementi nuovi tra cui: il buon clima aziendale, il rapporto con i colleghi, lo sviluppo delle competenze, la flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Non tutti i professionisti però hanno la stessa propensione a lasciare casa. Secondo il sondaggio di Boston Consulting Group, i lavoratori italiani disposti a lavorare all’estero sono il 15% (meno della media globale al 25%). Pesano l’attaccamento al contesto locale, la qualità della vita e la famiglia.
Il report mostra anche quali sono le città più attrattive per gli expat, i lavoratori che lasciano il proprio Paese. Londra rimane la città più ambita, seguita da Amsterdam, Dubai e Abu Dhabi, ma nella top 30 delle città ci sono anche new entry come Bangkok (17 posto), Chicago (24) e Atene (27). New York, al quinto posto, guadagna tre posizioni rispetto al 2020. Colpisce l’assenza di città italiane.
A livello generale i meglio disposti ad emigrare sono gli ingegneri e i profili tecnici (29%) chi ha un Green job (28%), chi lavora nei servizi e nell’hospitality (28%), Education and training (26%) e chi è attivo nel Design, nell’arte o nelle professioni creative e nell’architettura(26%).