Il Superbonus 110% è stato introdotto dal Decreto Rilancio per far ripartire il comparto dell’edilizia e rispondere alle pressanti sfide climatiche e ambientali che le aziende devono affrontare ogni giorno. Questo incentivo è diventato un pilastro nell’edilizia verde italiana. Grazie alle modifiche apportate dal governo italiano in collaborazione con Bruxelles, l’investimento in questo settore vedrà un aumento considerevole. Tuttavia, l’accesso a questi fondi sarà riservato a chi ne ha maggiormente bisogno, ossia le famiglie a reddito basso. (Il Sole 24Ore)
Inoltre, l’Italia parte in vantaggio sulla corsa agli immobili a emissioni zero. Nella corsa che dovrà portare l’Europa nel 2050 verso un parco di immobili residenziali a emissioni zero, l’Italia partirà qualche metro avanti agli altri. Il testo della direttiva Case green, votato martedì dal Parlamento europeo e atteso il prossimo 12 aprile all’ultimo via libera del Consiglio, misura infatti i suoi obiettivi a partire dal 2020.
Comprendendo così, nel calcolo del taglio dei consumi di energia, tutto quello che è stato già fatto con il superbonus negli anni scorsi. «La traiettoria nazionale per la ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale – spiega il testo della Energy performance of buildings directive, Epbd, parlando di edifici residenziali all’articolo 9 – è espressa come un calo del consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2020-2050».
L’orizzonte temporale è di trent’anni: in questo arco si dovranno muovere i piani nazionali che, già dal prossimo anno, i Paesi membri (Italia inclusa) dovranno presentare alla Commissione europea. Il primo obiettivo intermedio, fissato al 2030, è di un taglio del consumo medio, rispetto al 2020, del 16 per cento. Tutto quello che è stato fatto dal 2020 in poi conta. Riportare le lancette indietro di quattro anni consentirà di dare per acquisiti tutti i tagli di consumi effettuati con il superbonus. Difficile calcolare quanta strada abbiamo già fatto rispetto al target del 2030. Anche perché la direttiva, nell’ultima versione, non guarda più alle classi energetiche, ma alla riduzione media dei consumi di energia. Di certo, però, i numeri parlano di un impiego di risorse massiccio: sono stati ristrutturati più di 480mila edifici sui circa 5 milioni più energivori sui quali sarebbe prioritario intervenire in base alla Epbd, con una spesa superiore ai 114 miliardi di euro.
Alla fine del 2022 (quando gli investimenti erano arrivati intorno ai 61 miliardi di euro) Enea stimava un risparmio energetico di circa 9mila GWh all’anno solo con il superbonus. Per dare un riferimento, l’ecobonus (che premia tra le altre cose la sostituzione di infissi e caldaie), sempre in base ai dati Enea, ha portato tra il 2014 e il 2022 risparmi di poco superiori, pari a 13.250 GWh all’anno.
Avere un contatore dei risparmi già a pieni giri potrebbe essere un assist per una partenza lenta da parte del Governo italiano, al momento della presentazione del suo piano di ristrutturazione degli immobili. Bisogna ricordare, infatti, che tutta la maggioranza ha votato a Strasburgo in maniera compatta contro la direttiva: difficile immaginare che, nel piano da presentare nel 2025, si scelga la strada di un’attuazione accelerata