Ancora ‘calma e gesso’ alla Bce a fronte di un mercato e investitori che, assieme a una larga fascia del mondo politico e imprenditoriale, premono per un taglio dei tassi di interesse. (ANSA)
Il board dell’istituto centrale è determinato a lasciare i tassi invariati. Ma soprattutto nella conferenza stampa successiva la presidente Lagarde, con ogni probabilità, non fornirà indicazioni di un anticipo della tempistica dopo che a Davos ha fissato per l’estate una mossa in quella direzione.
Se la lotta all’inflazione sta infatti mietendo successi con una brusca frenata dei prezzi, diversi esponenti del board hanno invitato alla prudenza, sottolineando come una parte di questo risultato sia dovuto al calo dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Un effetto congiunto riconosciuto anche dal dg di Banca d’Italia Signorini, che ha rilevato poi come, di fronte al brusco calo dei prestiti per via della stretta monetaria, l’Europa e l’Italia si trovino sì in stagnazione, ma non in recessione e con effetti reali molto minori rispetto al credit crunch del 2011-2012.
Segnali moderatamente positivi sono arrivati anche dagli indici pmi dell’Eurozona e di Francia e Germania che hanno visto una piccola crescita, mentre l’occupazione è ancora in crescita.
Resta in salute il comparto bancario grazie anche ai buoni margini. Quello italiano, che negli scorsi anni era oberato dagli Npl e dal legame con il debito sovrano, ha indicatori positivi sottolineati anche dal report diffuso da S&P in un focus dedicato. I solidi utili prima degli accantonamenti saranno ben superiori alle perdite su crediti malgrado il rallentamento dell’economia del paese recita il rapporto. Le banche, per voce del presidente Abi Antonio Patuelli, hanno auspicato comunque un taglio “più tempestivo e più graduale” da parte della Bce e hanno presentato alla Ue un dossier dove chiedono “norme semplificate e flessibili” e un’attuazione più calibrata del pacchetto bancario e di Basilea 3.
Diversi analisti come quelli di Ebury e Vontobel, ritengono quindi che alla fine della riunione la Lagarde utilizzerà ancora una volta un linguaggio simile a quello di dicembre per frenare le attese di mercato e investitori e che la riduzione avverrà appunto a giugno. Il timing è infatti essenziale: per il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice il 2024 vedrà tre riduzioni dei tassi, contro i 6 delle precendenti stime di mercato, e non prima di giugno.
Anche secondo le previsioni di Bloomberg è difficile che Francoforte riduca i tassi alla stessa velocità della Federal Reserve Usa nel 2024 come previsto dal mercato fino a pochi giorni fa. Si riducono quindi le voci di chi vede possibile una prima decisione ad aprile: “La Bce farà da apripista alla Fed con un primo taglio dei tassi nel secondo trimestre”, afferma Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud Am.
A ogni modo l’inversione di tendenza sembra oramai avviata, registrata anche dagli indici di mercato come l’Irs su cui sono parametrati i mutui. Dopo il picco toccato a fine 2023, i tassi in offerta dalle banche hanno iniziato a scendere. Un respiro per chi ha ancora un finanziamento a tasso variabile e maggiori prospettive per chi vuole siglare un nuovo prestito, magari sul fisso.