A poche ore dall’incontro di oggi nel primo pomeriggio tra il Governo e Aditya Mittal, ad di Arcelor Mittal, sul futuro di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, nessuna convocazione è ancora giunta ai sindacati per i giorni successivi al vertice odierno. (La Stampa)
L’impegno a rivedere i sindacati lo ha assunto lo stesso Esecutivo il 29 dicembre, all’indomani dell’ultima riunione a vuoto del cda di Acciaierie. Adesso, è probabile che la riunione con le sigle metalmeccaniche non avvenga oggi ma comunque a stretto giro. In ogni caso, l’attesa è finita o dovrebbe essere finita. In giornata si dovrebbe sapere se Aditya Mittal conferma la linea che vedrebbe la multinazionale arretrare dalla posizione di socio di maggioranza di Acciaierie per far salire al suo posto l’azionista pubblico, cioè Invitalia, che partirebbe dalla conversione in capitale dei 680 milioni erogati mesi fa grazie al decreto legge del 5 gennaio del 2023.
A giudizio degli stessi sindacati, lo Stato in maggioranza può costituire lo spartiacque, il nuovo inizio. Messo questo punto fermo, il resto verrà dopo: dalla revisione della governance societaria all’amministratore delegato, dal piano industriale alle sorti dell’indotto. E’ evidente che non basta l’incontro tra il ceo Mittal e il Governo a risolvere le tante questioni sul tappeto. Nel senso che oggi non saranno annunciati nuovi pagamenti alle imprese che avanzano crediti da Acciaierie, cosi’ come non sara’ annunciato il nuovo fornitore del gas per neutralizzare un eventuale giudizio sfavorevole ad Acciaierie da parte del Tar della Lombardia, i cui giudici per ora hanno sospeso sino al 10 gennaio il distacco della fornitura che avrebbe dovuto essere fatto da novembre. Tuttavia, malgrado le emergenze se oggi venisse confermata una schiarita nei rapporti tra i due soci di Acciaierie e diventasse certo che lo Stato sale sulla tolda di comando dell’azienda, comunque sarebbe un passo avanti non da poco. E probabilmente permetterebbe di far decantare il carico di urgenze che attualmente preme.