Economia

Intesa Ue sulla Gig economy: i lavoratori sono dipendenti. Le aziende dovranno dimostrare il contrario

Una trattativa durata tutta la notte tra Commissione, Europarlamento e Consiglio Ue, poi stamattina l’annuncio: è stato raggiunto l’accordo sulla direttiva sui lavoratori delle piattaforme. Per riders, insegnanti online, sviluppatori di siti web, programmatori, in presenza di alcuni parametri scatterà una presunzione di lavoro dipendente, che include l’inversione dell’onere della prova. Sarà l’azienda a dover provare in giudizio che non c’è alcun rapporto di lavoro, e che il lavoratore ha invece agito in piena autonomia. (Repubblica)

“Si tratta di un accordo rivoluzionario, è la prima volta che le istituzioni europee si occupano di algoritmi legati al mondo del lavoro. – rivendica la relatrice Elisabetta Gualmini (Pd) – Queste norme andranno a beneficio di 30 milioni di lavoratori che sono i meno tutelati, i meno pagati in tutti i Paesi dell’Unione”.

La presunzione di lavoro subordinato, che include anche l’inversione dell’onere della prova a carico dell’azienda, vale anche per il singolo lavoratore, non occorre l’intervento di un avvocato o del sindacato, anche se poi, trattandosi di una direttiva, spetterà a ogni Paese, entro due anni dall’entrata in vigore, recepirla e adattarla alle proprie procedure di diritto del lavoro.

Inoltre viene stabilito un limite ai dati personali che l’algoritmo della piattaforma potrà raccogliere: “Gli algoritmi sono oggetto di contrattazione tra le parti”, sottolinea Gualmini, aggiungendo che forse la parte più innovativa dell’accordo è quella secondo la quale alcune decisioni vengono sottratte agli algoritmi, e dovranno essere per forza esercitate da un essere umano, a cominciare dal licenziamento: “Non ci potranno essere più casi atroci come quello di Sebastian Galassi, licenziato da un algoritmo quando era già morto”.

Adesso la direttiva dovrà essere approvata formalmente dal Consiglio e dal Parlamento, e a quel punto entrerà in vigore. Ancora non è stata calendarizzata, ma fonti vicine al dossier ritengono che potrebbe andare in plenaria a Strasburgo a febbraio, e contemporaneamente passare il vaglio del Consiglio. Da un’indagine della Commissione Europea emerge che i lavoratori delle piattaforme nei Paesi Ue in questo momento sono circa 28 milioni, che diventeranno 43 milioni entro il 2025. Tra loro, almeno cinque milioni e mezzo sono erroneamente considerati come lavoratori autonomi, e invece il loro rapporto di lavoro è a tutti gli effetti subordinato.

“L’accordo UE sulla direttiva per maggiori tutele dei lavoratori delle piattaforme è un passaggio decisivo per i diritti di milioni di lavoratori. Non possiamo che essere soddisfatti per un traguardo raggiunto e che auspicavamo quando, nello scorso governo, avevamo iniziato a lavorarci insieme al Commissario Schmit, a Spagna, Portogallo e Germania”, ha commentato il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!