Sono due le grandi sfide che attendono gli studi professionali. La prima è la capacità di attrarre e trattenere i giovani in fuga dalle professioni, l’altra è di cogliere le opportunità del Pnrr, rafforzando il ruolo di supporto alle imprese nell’attuazione del Piano di ripresa e resilienza. Lo evidenzia anche l’ultimo rapporto dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano presentato il 4 giugno 2023.
A un primo sguardo, dall’alto, entrambe le sfide sembrano difficili da raggiungere: meno della metà degli studi italiani di commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro ha un sito internet; la media degli investimenti in tecnologie per queste categorie resta sotto i 10mila euro annuali (eccezion fatta per le realtà multidisciplinari). Tra i piccoli, uno su quattro fronteggia un calo del 10% della redditività (35% per i microstudi). E tra tutti serpeggia il timore di non riuscire a trovare i giovani talenti per affrontare il passaggio generazionale.
Ma sotto questa superficie la realtà è molto più frastagliata e dinamica. «I grandi studi e quelli multidisciplinari hanno già imboccato la corsia di sorpasso», sintetizza Claudio Rorato, direttore scientifico e responsabile dell’Osservatorio (ai fini della ricerca si considerano grandi gli studi che hanno oltre 30 tra dipendenti e collaboratori, ndr). Il divario tra questi e le piccole e medie realtà (che però sono in maggioranza) è sempre più ampio: «I grandi hanno ormai interiorizzato la cultura digitale – prosegue Rorato –, vedono le nuove tecnologie come alleate e non come un costo e hanno avviato processi di cambiamento».
Processi che non intaccano ancora la maggioranza dei piccoli, i quali «faticano a intercettare il cambiamento, restano ancorati a una clientela di vicinato e possono investire poco sulle tecnologie», sintetizza il direttore. E visto il peso preponderante dei piccoli anche nel campione statistico del Polimi, basato su circa 4mila studi, si spiega la sostanziale staticità dei risultati medi.
Il 2022 è stato, sostanzialmente, un anno di attesa tanto che gli investimenti in nuove tecnologie sono rimasti stabili: +0,4% rispetto al 2021. Ma le realtà multidisciplinari hanno speso in media 25mila euro, mentre i legali solo 9mila.